Milano - «Il partigiano Franca» ha sparato nel vuoto. Lo spettacolo scritto da Dario Fo, Jacopo Fo e Franca Rame non andrà in scena lunedì 20 gennaio al teatro Nazionale di Milano, perché la prevendita di biglietti è stata un flop. Era già tutto pronto, compresa la conferenza stampa di presentazione, prevista per oggi a Palazzo Marino, la sede del Comune davanti al teatro la Scala, alla presenza dello stesso Fo, ma niente si avvererà perché i cittadini milanesi non hanno acquistato i biglietti.
Crisi del teatro, oppure crisi di una cultura démodé e di propaganda che ormai non incanta più nessuno, nemmeno se nell'elenco degli autori appare la firma di un premio Nobel. I partigiani in rame, quel metallo che nel capoluogo lombardo viene rubato a iosa come qualcuno annota su Facebook, hanno perduto il loro appeal. Il testo racconta la storia di Franca Rame, morta il 29 maggio 2013, e della sua famiglia a partire dal lontano 1912. Ma la vita dell'attrice si perderà nel silenzio e nella solitudine, destino che spesso cade su coloro che in vita non hanno fatto della solitudine una loro ricchezza.
Non reciterà sul palco del Nazionale l'interprete Marina De Juli, che ha studiato e lavorato con la compagnia Fo-Rame per l'intera esistenza e che era anche regista dell'allestimento bocciato, a cui la giunta di Giuliano Pisapia aveva assegnato il patrocinio. Franca Rame è al centro anche di un'altra polemica a Milano. In una delle zone cittadine un giardino è in attesa di una dedica; c'è lotta tra i residenti e la commissione di Zona. I cittadini hanno scelto nomi come Sergio Leone, Federico Fellini, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, mentre la volontà della commissione «rossarancio» è quella di imporre il nome di Franca Rame. La rivolta è già partita su Facebook, perché molti milanesi non sono d'accordo con la decisione presa dalla commissione. Per un principio: il ricordo deve essere educativo e sono in molti a chiedersi quale modello di libera imparzialità, uno dei capisaldi dell'educazione, possa essere un'attrice che ha voluto essere salutata con Bella, ciao! Ora Milano pronuncia un sommesso «Bella, ciao!» non comperando i biglietti.
Il ribasso del consenso all'impero culturale della famiglia Fo aveva fatto sentire più di uno spiffero quando due anni fa Palazzo Reale organizzò una mostra di quadri dell'attore. «Lazzi, sberleffi, dipinti»: il titolo dell'esposizione di tele di Dario Fo, esposizione che non ebbe un forte richiamo di pubblico.
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