Il Papa: "La misericordia ci fa giusti". E poi saluta: "Buon pranzo"

Trecentomila persone al primo Angelus del nuovo Papa. Un catechismo semplice spiegato con le esperienze personali

Il Papa: "La misericordia ci fa giusti". E poi saluta: "Buon pranzo"

Mezzogiorno su piazza San Pietro, un boato accoglie l'uomo vestito di bianco che si affaccia alla finestra. «Fratelli e sorelle, buongiorno!». Ci sono trecentomila persone, dirà il sindaco Gianni Alemanno. Un vento freddo agita il drappo bianco senza stemma. Ci pensa Papa Francesco con il suo Angelus a scaldare i cuori. «Buongiorno»: un saluto semplice che abbatte le distanze.

«Sono felice di salutarvi di domenica, il giorno del Signore. Questo è bello e importante per noi cristiani: incontrarci di domenica, salutarci, parlarci come ora qui, nella piazza». Il richiamo al precetto domenicale arriva attraverso l'invito a vedersi e parlarsi. Poco prima, finita la messa celebrata nella vicina parrocchia di Sant'Anna, Bergoglio si era fermato a salutare uno per uno i fedeli e qualche amico di vecchia data.

È il primo Angelus del nuovo Papa, l'attesa è fremente; fin dal mattino striscioni, cori, bandiere. Nelle chiese si legge il vangelo dell'adultera che non viene condannata da Gesù. Nell'omelia a Sant'Anna il Papa aveva detto: «Il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico, umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia». Dal balcone insiste: «Avete pensato voi alla pazienza che Dio ha con ciascuno di noi? Non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito».
Il Papa non legge più un testo, si serve di osservazioni e ricordi personali. «In questi giorni ho letto un libro di un cardinale, il cardinale Kasper, un teologo in gamba, sulla misericordia. Mi ha fatto tanto bene, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali...». La misericordia cambia il mondo, ripete Bergoglio. «Un po' di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio».

E poi un aneddoto personale che sintetizza tanti trattati di teologia. «Ricordo, appena vescovo, nel 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande messa per i malati. Io sono andato a confessare, e quasi alla fine viene da me una donna anziana, molto umile, ultraottantenne. Io l'ho guardata e le ho detto: “Nonna - perché da noi si dice così agli anziani: nonna - lei vuole confessarsi?”. “Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato...”. E lei: “Tutti abbiamo peccati...”. “Ma forse il Signore non li perdona...”. “Il Signore perdona tutto”, mi ha detto, sicura. “Ma come lo sa lei, signora?”. “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”».
I ruoli si ribaltano: il vescovo fa le domande, la «nonna» risponde. «Io ho sentito una voglia di domandarle: “Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?”, perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio».

Un Papa che predica con le esperienze accumulate. È un catechismo semplice. Ma Bergoglio non ha finito. «Lui mai si stanca di perdonare, il problema è che noi ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai! E anche noi impariamo a essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l'intercessione della Madonna che ha avuto tra le braccia la misericordia di Dio fatta uomo». E con le sue, di braccia, Bergoglio mima il gesto di cullare un bambino.
Il Papa impartisce la benedizione senza il solenne tono cantato. E come aveva fatto la sera dell'elezione, insiste: «Pregate per me, ve lo chiedo». Poco dopo parte il suo primo «tweet»: «Cari amici vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me. Papa Francesco».

Un nome che «rafforza il mio legame spirituale con questa terra dove sono le origini della mia famiglia. Ma Gesù ci ha chiamati a far parte di una nuova famiglia: la sua Chiesa. Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca». L'ultima sorpresa è nel congedo: «Buona domenica! E buon pranzo!».

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