Il secondo profilo è quello dell'investitore che guarda con ottimismo al futuro, perché ritiene che il peggio della crisi finanzia sia alle spalle sia in Europa (dove la Bce garantirà che non ci siano deragliamenti) sia negli Stati Uniti (che perfezioneranno l'accordo per evitare gli impatti del fiscal cliff). Un contesto di questo tipo porterebbe benefici sia per i Titoli di Stato italiani sia per la ripresa delle Borse. Il portafoglio ipotizzato prevede quindi di investire il 50% in azioni e l'altro 50% in obbligazioni.
Per quanto riguarda la parte obbligazionaria, essa è composta per il 20% da Btp scadenza 2018 e per un altro 30% da Btp decennali: immaginando che vi sia un ribasso dei tassi di interesse sui titoli del debito pubblico italiano di mezzo punto percentuale (-0,50%), il guadagno ammonterebbe al 3,5%, di cui 1,9% circa grazie alle cedole e l'1,60% per effetto della rivalutazione dei prezzi dei Btp in portafoglio.
L'altra metà del giardinetto sarebbe invece impiegata in Borsa: 20% in fondi (o Etf, i fondi passivi che applicano commissioni ridotte all'osso) azionari area euro, 10% in fondi (o Etf) azionari Usa e il 20% in fondi (o Eft) azionari Paesi emergenti. Questo segmento potrebbe garantire nei 12 mesi una performance del 5,50%. L'intero portafoglio bilanciato, finirebbe con l'offrire complessivamente il 9% entro fine anno. Un ulteriore suggerimento, potrebbe essere quello di adottare la strategia di spostare, nell'arco dei prossimi 12 mesi, un 20% dai Btp verso i fondi azionari (in particolare quelli area euro e quelli specializzati sui Paesi emergenti).
Un mix di azioni e bond per ottenere il 9% dal treno della ripresa
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