I nostri nonni, che vivevano in tempi più duri e più semplici del logorio della vita moderna, amavano sognare le loro donne secondo un adagio che in veneto suona così: «Che a piasa, che a tasa, che a staga casa». Che piaccia, che taccia, che stia a casa. Siccome è un desiderio universale, ogni dialetto ha la sua variante per esprimere questa aspirazione. I mariti fuori, a prendersi la loro libertà per mandare avanti la baracca; le mogli dentro, a tenere in piedi la famiglia.
Non si può dire che i Renzi, nonostante la frenesia innovatrice del capofamiglia premier, non custodiscano i valori tradizionali. Agnese Landini, consorte del presidente del Consiglio, aveva già annunciato che non avrebbe seguito Matteo a Roma. Non avrebbe fatto la first lady, niente ricevimenti e foto ufficiali, fili di perle alla Jacqueline Kennedy né messimpiega alla Nancy Reagan. Niente verdurine biologiche coltivate nel cortile di Palazzo Chigi, come ha fatto Michelle Obama alla Casa Bianca, e nemmeno il gossip che ha accompagnato Carla Bruni in Sarkozy; ma una vita all'insegna della discrezione a Pontassieve.
Ora la moglie del premier ha fatto un ulteriore passo indietro. Ha preso aspettativa dalla scuola in cui lavorava, l'educandato Santissima Annunziata di Firenze. Agnese Landini è una dei millemila precari della scuola, il suo contratto di supplente di italiano e latino sarebbe scaduto a giugno. L'aspettativa la priva dello stipendio, non della posizione nelle graduatorie: insomma non è un addio definitivo. D'accordo la famiglia, ma un piede nella scuola è sempre meglio tenerlo, hai visto mai che l'avventura romana del marito debba finire anzitempo.
La Nazione, il quotidiano di Firenze che ieri ha dato la notizia, spiega che la signora Renzi vorrebbe dedicarsi completamente ai tre figli Francesco, Emanuele ed Ester, 13 anni il primogenito, 8 la piccola. Agnese Landini ha chiuso con il lavoro la scorsa settimana. Per non tradire la ritrosia che la contraddistingue, e che la rende l'insegnante ideale per un educandato, ha salutato i colleghi lasciando loro un testo di Alessandro d'Avenia, l'insegnante-scrittore di «Bianca come il latte, rossa come il sangue», pubblicato sul quotidiano Avvenire nel settembre 2011.
S'intitola «Il primo giorno di scuola che vorrei» ed è una lettera aperta ai prof. «Un ultimo favore - scrive tra l'altro D'Avenia, e implora la Landini - tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite. Per questo, un giorno, vi ricorderò».
Quali sono le speranze che Agnese Landini vuole preservare dalle tossine? Realizzarsi nel lavoro? Essere la brava moglie di un politico rampante? Allevare i figli in modo da esserne un domani giustamente orgogliosa? Forse le basterebbe tenere lontano il cinismo di noi giornalisti. E delle tante persone che sui social network hanno già cominciato a far circolare malelingue e battutine. La signora Renzi avrebbe lasciato la scuola perché non si dica che c'è un conflitto di interessi dietro la battaglia di Matteo per rimpolpare le buste paga più esangui. Oppure: ecco il primo posto di lavoro creato dal premier, quello destinato al supplente di sua moglie.
E così, la first lady ha perfezionato la triade del
detto popolare: è una donna bella, silenziosa, e ora anche autoreclusa in casa. Ma forse Agnese Landini ha preferito applicare un altro slogan, che tanto stava a cuore a un altro premier chiamato Silvio Berlusconi: lasciatelo lavorare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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