Milano - Questione di passi. Lui li compie in fretta per salire sul palco di Confindustria, e sempre lui, da quel palco, chiede di compierne anche ad altri: un passo indietro ai sindacati, un passo avanti a mister Fiat, Sergio Marchionne. La sintesi del «Mario Monti one-man show» di ieri, a Fiera Milano City sta tutta in queste due direzioni di marcia. Con un appello alle parti sociali impegnate nella trattativa sulla riforma del lavoro che, ripeterà il Prof nel pomeriggio in visita all’Aquila, dovrebbero guardare al «mondo politico, che ringrazio: ogni forza che sostiene il governo ha fatto delle rinunce».
Chiamato a porre il sigillo di chiusura alla due giorni degli imprenditori, riunitisi per dibattere sulle riforme, («ho dovuto mandare una lettera di giustificazione al capo dello Stato perché, per venire qui, ho disertato la conclusione delle celebrazioni dei 150 anni d’Italia») il premier si è presentato con la prima pagina del Corriere della Sera in mano. Per rintuzzare le accuse del «collega e amico Francesco Giavazzi che scrive cose imprecise, che disorientano completamente chi voglia valutare»: «L’impazienza è atteggiamento ben giustificato quando ci si trova di fronte a una situazione complessa che richiede interventi rapidi. È bene per noi del governo sentire la frusta dell’impazienza intellettuale, ma è troppo comodo per noi se quella frusta perde un po’ di autorità perché è imprecisa». Per cui, leggendo alcuni passi dell’editoriale che critica l’azione dell’esecutivo su lavoro e liberalizzazioni, Monti ha replicato con un affondo: «La carta delle liberalizzazioni non è bruciata, capisco che un lettore di giornali possa essere stato deluso vedendo, giorno dopo giorno, tassisti, notai, farmacisti intervenire sul governo, ma, come risulterà chiaro fra qualche giorno, il governo ha usato tutti gli elementi per ristabilire il quantum di liberalizzazioni. Il provvedimento è stato adottato dal Consiglio dei ministri il 27 gennaio e la settimana prossima ci sarà l’approvazione definitiva da parte del Parlamento. Penso che anche Giavazzi ricordi che il decreto legge ha i suoi tempi. Rispetteremo il termine di fine marzo».
Sistemato il Corriere Monti è passato a giocarsela coi sindacati. «Se veramente teniamo al futuro e crediamo gli uni negli altri, bisogna cedere qualcosa rispetto al legittimo interesse di parte. Abbiamo inciso certo, ma la riforma delle pensioni adesso è un battistrada in Europa, inoltre il ministro Fornero ha pronto un testo incisivo, che modifica immediatamente l’articolo 18 per i nuovi assunti. Su questa norma si gioca il futuro del Paese, quindi invito parti sociali e sindacati a riprendere lo spirito di coesione che avevano assunto al momento della formazione del nuovo esecutivo. Avrò in questi giorni particolarmente bisogno di richiamarli a questo impegno».
A proposito di responsabilità, il premier non si è lasciato sfuggire l’occasione per difendere la Tav. «Quante volte abbiamo sentito dire soprattutto da sinistra ma non solo, che bisogna che l’Ue superi una visione arida e finanziaria e che serve più attenzione per la crescita. Ecco, Tav rientra alla lettera in questo auspicio. È un opera che l’Europa ha voluto e finanziato, che l’Italia ha voluto e che la Francia ha già fatto. Quindi chi ha ritenuto di manifestare contro un’opera che, forse, non è stata sufficientemente spiegata, chi dovesse ancora ostacolare questa opera, deve sforzarsi di riflettere che questo significherebbe maggiori costi, minore competitività, minore spazio per la crescita».
Quindi il gran finale che non mancherà di suscitare reazioni. «Credo che il rapporto tra l’Italia e la Fiat sia un rapporto di grande importanza storica, ma non sempre è stato sano, perché non sempre è stato giusto spendere denaro pubblico per la Fiat. Ma oggi chi gestisce la Fiat ha il diritto, anzi, il dovere di scegliere investimenti e localizzazioni più convenienti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.