Il prossimo governo potrà spendere poco o nulla per fare riprendere quota all'economia italiana, fanalino di coda dei paesi europei e Ocse. Nella migliore delle ipotesi l'esecutivo che verrà - se e quando i saggi avranno finito il loro lavoro - avrà a disposizione 1,6 miliardi di euro. Briciole. Una somma che non basta nemmeno a fronteggiare un'eventuale emergenza, ad esempio se dovesse servire altra cassa integrazione.
Ma tra gli scenari da mettere in conto, c'è anche quello, per nulla remoto, che il prossimo il governo si ritrovi con le casse completamente vuote, senza margini di manovra. O, addiruttura, se il Pil crescerà meno del previsto, nelle condizioni di dovere fare una manovra di tagli o nuove tasse.
La questione è emersa nei giorni scorsi quando la Commissione europea, dopo le aperture sulla restituzione dei crediti delle aziende verso lo Stato contenute nella lettera dei vicepresidenti Antonio Tajani (nella foto) e Olli Rehn, ha minacciato di non chiudere la procedura d'infrazione contro l'Italia per avere sforato gli obiettivi Ue sui conti pubblici. Poi è rimasta un po' in sordina. Ma potrebbe riemergere questa mattina, quando nelle aule di Camera e Senato approderà la nota di aggiornamento al Def (il documento di economa e finanza), approvata dal governo di Mario Monti, con le nuove stime sul debito, deficit e Pil.
Nel documento si prevede che nel 2013 il rapporto deficit-Pil cresca dello 0,5%, passando dal 2,4% al 2,9%. Sono circa 8 miliardi in più da mettere nel conto dell'indebitamento e che servono a pagare parte dei creti della pubblica amministrazione verso le aziende. Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha spiegato che il governo ritiene che questo maggiore deficit, alla luce delle aperture europee, «in quanto straordinario, possa essere considerato una tantum, da sottrarre dal saldo strutturale».
Ma l'Europa non è così ben disposta verso l'italia e, non sarà flessible nel caso in cui nei prossimi mesi si dovesse andare oltre, anche di un solo decimale di punto. Anche perché secondo Bruxelles, Monti e Grilli avevano delle alternative. Quegli otto miliardi, riferisce una fonte europea, potevano essere spalmati in più anni, senza compromettere l'impegno a restituire i 40 miliardi alle imprese creditrici, la gran parte dei quali sarà direttamente contabilizzato sul debito pubblico e non sul deficit.
Difficile capire le ragioni di questa scelta, se non nel dare una corsia preferenziale ai pagamenti scaduti che riguardano spese per investimenti.
Gli otto miliardi, riguardano praticamente solo gli ivestimenti non contabilizzati, non le classiche voci di spesa corrente. Difficile capire chi ci guadagnerà. Di sicuro non il prossimo governo, che si ritroverà senza un europer la crescita. Salvo nuove sorprese. Ad esempio sulla spesa per interessi, che Grilli prevede calerà nel 2013.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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