RomaMonti si affida all'Angela custode e da Bruxelles il premier vola dalla Merkel. Ufficialmente il bilaterale serve per preparare un'intesa sul bilancio comunitario, su cui i 27 si sono scornati a fine novembre.
Ma Berlino serve a Monti soprattutto in chiave elettorale. Inchiodato nei sondaggi, impantanato nel caso Monte dei Paschi, demolito per aver contribuito a mettere in ginocchio l'economia a suon di tasse, il premier ha bisogno come l'ossigeno di applausi. Tanto che ieri il Cdm ha rinviato l'approvazione del cosiddetto «riccometro». Da chi ottenere appoggio se non dalla cancelliera di ferro, i diktat della quale Monti ha eseguito con teutonica disciplina? E l'applauso arriva. Merkel accoglie a braccia aperte il Professore e l'aiutino glielo dà. Accusato in Patria di aver accettato più o meno supinamente la politica di austerity imposta dalla Germania, Monti ha bisogno che dalla stessa Germania si dica che no, non è vero niente. Merkel, che ha tutto l'interesse a fare il tifo per il Professore, gli va in soccorso: «Monti si impegna, a volte con durezza, a difendere gli interessi del suo Paese - lo liscia - e negli ultimi mesi Italia e Germania hanno fatto molto per andare avanti sulla strada dell'Europa». Gongola il premier che, tra le cancellerie europee e le euroburocrazie, si trova ben più a suo agio che in Patria. A Monti occorre rinsaldare l'asse con Berlino, senza apparirne troppo succube. Ecco perché, sulla questione del bilancio comunitario, il premier fa quello che alza la voce. «Nel 2011 l'Italia è stato il primo contribuente netto al bilancio europeo, e negli ultimi dieci anni ha pagato di più di quanto fosse giustificato - puntualizza - e quindi auspichiamo un bilancio più equo e trasparente in vista del prossimo vertice europeo». Il nodo è sui soldi e in tempi di crisi anche l'Unione deve tirare la cinghia. Gran Bretagna, Olanda, Svezia e i cosiddetti virtuosi spingono per un taglio netto delle spese. Italia, Spagna e altri invece tremano a che il rubinetto Ue si serri ulteriormente. Anche perché noi, come tutti gli altri Stati membri, sborsiamo per la Ue molto di più di quanto non ci torni indietro. Ogni anno il saldo negativo si aggira attorno ai 5 miliardi di euro e la cifra, dovessero vincere i virtuosi, sarebbe destinata a salire ulteriormente.
«Per l'Italia è essenziale che il prossimo bilancio Ue sia dotato di risorse adeguate e che il contributo italiano sia proporzionato», mette in guardia il premier. Una buona ragione per prefigurare i «pugni sul tavolo»: ossia avvalersi del veto sull'approvazione dell'eurobilancio degli anni 2014-2020. Si spingerà a tanto il Prof? Per ora si gode il miele della cancelliera, naturalmente ricambiata: «Come ha detto Angela Merkel, la consultazione in vista dei Consigli europei tra Italia e Germania è stata intensa e di solito fruttuosa - dice il premier - E confido che sarà così anche in vista del prossimo Consiglio europeo di giovedì e venerdì». Quindi ripete il mantra della crescita: «È essenziale che il quadro finanziario Ue sia orientato a sostenere la crescita, i posti di lavoro e la coesione in Europa».
Il tour di Monti non finisce qui: domenica sarà a Parigi da François Hollande. Ma in Patria è polemica.
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