«Mps è un feudo Pd da sempre» Parola di ex sindaco Ds di Siena

Roma«Certo che ho letto le parole di Ceccuzzi, Cenni e Ceccherini su Corriere e Stampa, a proposito dell'influenza dei Ds e del Pd su Monte dei Paschi. Ho letto un po' di verità e molte lacune». Pierluigi Piccini fino al 2001 è stato sindaco diessino a Siena per un decennio, poi è entrato in rotta di collisione con il partito, e da papabile per la presidenza della Fondazione Mps finì all'opposizione. Conosce bene la città, il «sistema armonioso» che fu, l'importanza di Rocca Salimbeni. E i suoi ex «colleghi», gli ex sindaci Franco Ceccuzzi e Maurizio Cenni e l'ex presidente della provincia Fabio Ceccherini. Che mercoledì, mentre la procura toscana chiudeva l'indagine sul filone Antonveneta, hanno rispolverato il ruolo del Pd romano nella scelta dei manager e nelle strategie di gestione della banca più antica del mondo, proprio negli anni che hanno portato al pasticcio e ai guai di Mps.
Verità e lacune. Cominciamo da queste ultime?
«Beh, per esempio Ceccuzzi rivendica un suo ruolo nella mancata riconferma di Mussari, nella rottura col passato, che non è reale. La “scelta di rottura” di aprile 2012 arriva cinque mesi dopo che Bankitalia aveva già reclamato un cambio dei vertici. Tutti, anche Ceccuzzi, a quel punto sapevano che il sistema era finito. Lui ha cercato solo, in extremis, di rifarsi una verginità. Ma le partite serie, si sono giocate prima, 2006-2007».
Gli anni dell'acquisizione di Antonveneta.
«Direi piuttosto intorno alla mancata operazione Bnl. In quel periodo nel partito esce sconfitta la fazione propensa all'operazione Bnl, D'Alema e Fassino, a vantaggio dei contrari, Prodi e Veltroni. Dell'affaire Bnl si dà spesso una lettura economico-finanziaria: io ritengo sia squisitamente politica. In seguito a quella vicenda si determinano scontri all'interno del partito che condizionano l'esito dell'operazione. E da quegli scontri Giuseppe Mussari esce dalla fondazione e si accomoda al vertice della banca».
Insomma, l'uomo che dà il via all'operazione Antonveneta arriva su quella seggiola per le scosse romane. E ci resta solidamente, se l'ex sindaco Cenni ha ragione quando dice che nel 2009 si ritrovò isolato dal Pd locale perché voleva «azzerare tutto».
«Non è vero. Cenni, che tra l'altro è l'uomo con il quale nascono le ingerenze della Cgil in Mps, aveva solo perso lo scontro contro l'asse Ceccuzzi-Alberto Monaci, che aveva confermato Mancini alla presidenza della Fondazione. Ma Cenni non ha fatto una battaglia di rinnovamento. In consiglio comunale la discussione sugli indirizzi della Fondazione finì per incentrarsi proprio sul giudizio su Antonveneta, e la maggioranza votò un documento che sostanzialmente rivendicava la bontà di quell'operazione, gli unici che manifestarono critiche sull'acquisizione fummo noi dell'opposizione».
Anche Ceccherini, però, conferma l'interesse dei vertici Ds alla gestione della banca.
«Ceccherini è straordinario. Prima ha giocato un ruolo attivo in molte vicende della banca, poi è sparito. Direi, ma bisognerebbe chiederlo a lui, che proprio Ceccherini avesse il rapporto più forte con il partito a Roma».
Eppure il pasticcio Antonveneta, dal punto di vista giudiziario, sembra ridursi a una vicenda di malagestione e nulla più.
«A me non sembra. I pm hanno detto chiaramente di aver dovuto chiudere in fretta per il rischio prescrizione. Il generale Bottillo ha detto che l'indagine continua. Io aspetterei un po'. Nelle dieci pagine dell'avviso di conclusione indagini ci sono nomi importanti e reati importanti».
Il governatore Enrico Rossi però gongola, e «archivia» la posizione del Pd.
«Ecco. Il sillogismo che non essendoci tangenti va tutto bene io lo trovo ridicolo, un presupposto superficiale, per me le parole del presidente della Regione sono paradossali. C'è un giudizio forte, politico e anche etico, su questa vicenda che non si annulla per “mancanza di tangente”. Le dichiarazioni di Rossi, di Ceccuzzi, anche le mie, tra 20 anni saranno aria, non conteranno nulla.

Resterà solo una certezza: questa città aveva una grande banca, una fondazione ed era straordinariamente florida. Ora non c'è più nulla. Se io fossi negli attori che hanno determinato questa situazione, più che commentare, non dormirei la notte».

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