Napolitano spinge Bersani verso la resa

Napolitano spinge Bersani verso la resa

RomaFari accesi, «perché c'è molta nebbia» e ancora troppa confusione, e massimo impegno, «perché il momento del Paese è complicato: il prossimo sarà un mese d'inferno». Ci vorrà un po' di tempo, bisognerà forse aspettare il tentativo di Pier Luigi Bersani di agganciare i Cinque Stelle, ma insomma Giorgio Napolitano è convinto di poter trovare la soluzione giusta, un esecutivo di larghe intese con pochi punti all'ordine del giorno e in grado di reggere un annetto, diciamo fino alle Europee del 2014. Bersani non sarà un problema. Già si arrende: «Non ne faccio una questione personale, sono pronto a un passo indietro se c'è la possibilità di varare un governo». E a scanso di equivoci Rosi Bindi, ospite di Michele Santoro a Servizio pubblico, dice che «per un governo di alte personalità il Pd non si tirerebbe indietro».
Re Giorgio resta in pista: «Cerco di fare il mio meglio e lo farò fino al termine del settennato». A dimettersi in anticipo, a lasciare ad altri la gestione della crisi, come forse vorrebbe Bersani, non ci pensa nemmeno. «Per governare - sostiene il leader Pd - serve una maggioranza chiara, per le istituzioni no. Siamo disposti a ragionare». Ma Napolitano non vuole far parte di una trattativa. «Io farò quello che devo fare fino all'ultimo giorno del mio incarico». Saranno settimane bollenti, stavolta «le operazioni per la formazione del governo sono particolarmente complesse» e «i tempi sono stretti». Così il capo dello Stato è costretto a cancellare un intervento all'assemblea europea di Strasburgo, previsto per il 13. «Continuerò a essere un sostenitore dell'Europarlamento - scrive a Martin Schulz - anche da senatore a vita».
E il bis? No, di quello si ostina a non volerne nemmeno sentir parlare. «La conclusione del mio mandato concorda pienamente con la concezione che i padri costituenti ebbero della figura del presidente della Repubblica. Il lungo settennato del Quirinale corrisponde bene alla continuità delle nostre istituzioni e anche alla legge del succedersi delle generazioni. La carta d'identità ha il suo peso». Ma le pressioni perché resti si moltiplicano. In mattinata all'accademia dei Lincei, per una commemorazione di Rita Levi Montalcini, tocca all'ex ministro Guardasigilli ed ex presidente della Consulta Giovanni Conso indicarlo come «un faro» in questo periodo buio. «Sono commosso della metafora - risponde -. Che io sia faro o normale luce umana, certe volte si fa fatica nella nebbia, ma io cerco di fare il mio meglio». Ecco, spazzare la nebbia, togliere di mezzo tattiche e diversivi, questo sembra il proposito e forse pure la chiave per risolvere la crisi. Dal Quirinale invitano a tenere un profilo basso. «È inutile fare ipotesi sui tipi di incarico che scaturiranno dalla consultazioni - si legge in una nota - prima bisogna attendere che comincino. Solo dopo, come ha ricordato il presidente, potrà essere fatta la sintesi delle posizioni che verranno presentate dalla varie forze politiche. Prima di allora sono soltanto delle fantasie».
Napolitano insomma si prende dieci giorni di tempo per capire, sperando che decantino le polemiche e sfumino i tabù. Dieci giorni che coincidono con le procedure d'insediamento delle nuove Camere. Seduta inaugurale, elezione dei presidenti, formazione dei gruppi parlamentari. E poi potranno partire le consultazioni nello Studio alla Vetrata.

Basteranno dieci giorni per far abbassare i toni, per liberarsi, come dice Massimo D'Alema, «della malattia psicologica dell'inciucio» e tentare la strada di un governo che cambi la legge elettorale tenendo d'occhio i conti? Berlusconi teme che gli abboccamenti del Pd con i grillini siano parte della prossima campagna elettorale estiva. Ma Napolitano, che non vuol mandare l'Italia alle urne al buio, non può non tener conto del seconda forza del Parlamento. Ignazio Visco scalda i motori.

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