RomaIl Prof arriva sul Colle alle sette di sera e trova un presidente imbufalito. «Mario, niente interim alla Cancellieri. A Palazzo Chigi devi restarci tu, l'Italia non può permettersi un ennesimo vuoto di potere». Monti ascolta, incassa, prova a replicare. C'è una notte di tempo, tutto può ancora accadere, ma la sua corsa verso la presidenza del Senato sembra segnata: a Giorgio Napolitano, cioè alla persona che dovrebbe accettare le dimissioni da capo dell'esecutivo, l'idea non piace per niente.
Il clima è «franco» come si direbbe del gergo della diplomazia, e il tema «istituzionale». Il vertice al Quirinale ufficialmente infatti ha come argomento il prossimo consiglio europeo di fine marzo. Monti ha già scritto agli altri capi di Stato e di governo dell'Unione una letterina di congedo e di critica alla politica lacrime e sangue, che peraltro è stata la Bibbia. «In Italia - sostiene adesso il Professore - il sostegno dell'opinione pubblica per le riforme e, cosa ancor più preoccupante, nei confronti della stessa Unione europea, sta subendo un drammatico declino». Servono quindi «strumenti più efficaci per affrontare i costi sociali della crisi».
Ma è proprio sul congedo da Palazzo Chigi che il capo dello Stato non si trova d'accordo. Monti vuole la presidenza del Senato per riciclarsi: come seconda carica della Repubblica sarebbe il candidato naturale per guidare un governo istituzionale o del presidente, dopo il fallimento del tentativo di Bersani di adescare i grillini e dando per scontato un accordo Pd-Pdl.
Questo scenario fa però a pugni con il lavoro di ricucitura del Quirinale. Secondo Napolitano, il nome del premier attuale è sicuramente quello meno idoneo per tentare di mettere in piedi un'intesa trasversale. Come si può pensare che Berlusconi dia il via libera al Prof? E il Pd? Insomma, ragionano sul Colle, se Monti voleva restare a Palazzo Chigi doveva pensarci prima ed evitare di «salire» in politica, peraltro con scarsi risultati. Ah, se avesse dato retta al presidente, che lo ha più volte messo in guardia...
E poi, al di là dei motivi politici, c'è pure un grosso problema normativo. Le dimissioni di Monti, presentate al capo dello Stato prima di Natale, sono state «raccolte» ma non accette. Napolitano ha infatti «preso atto» della situazione e gli ha chiesto di restare in carica, come recita la formula di rito, «per il disbrigo degli affari correnti». E siccome la continuità di governo deve essere comunque assicurata, la prassi prevede che il presidente accetti le dimissioni con un decreto, che in genere viene formato contestualmente alla nomina del nuovo premier dopo il voto di fiducia e subito prima del giuramento. La legge 400 del 1988 contempla anche il caso della supplenza per «assenza» o «impedimento temporaneo»: il capo del governo diventerebbe il vicepresidente del Consiglio o il ministro anziano, Anna Maria Cancellieri. Ma un'elezione a un'altra carica può essere considerato un impedimento?
Quindi è meglio che Monti si metta il cuore in pace. Certo, Napolitano vede con analogo ribrezzo l'ipotesi che sulla poltrona più alta di Palazzo Madama possa finirci un grillino. Sarebbe una complicazione in più nella ricerca di un'intesa per la formazione del governo. Decisiva sarà la prossima settimana. Al Quirinale si registrano con attenzione certi smarcamenti nei Democratici e la timida ripresa dei contatti Pd-Pdl, nonchè l'ottimismo del Cav, per il quale «il governo si farà». Ma prima di iniziare la partita finale, bisogna aspettare che Bersani finisca la sua rincorsa a Grillo.
I giorni trascorsi al Quirinale da Giorgio Napolitano, eletto capo dello Stato
il 15 maggio del 2006
I giorni che mancano allo scadere del mandato presidenziale (per legge sette anni) di Napolitano
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