Impresa davvero ardua quella di Alfano. Che sta cercando di tenere insieme tutto, ma che si trova ogni giorno che passa alle prese con un partito che definirlo in via di sfilacciamento è un eufemismo. Una tensione che rischia di esplodere su quelle primarie tanto volute dal segretario del Pdl e altrettanto osteggiate dal Cavaliere. Secondo il primo sono lo strumento per rilanciare il partito, per Berlusconi semplicemente «una perdita di tempo».
Concetto su cui l'ex premier torna ancora sabato sera durante alcune telefonate. E con i suoi interlocutori non nasconde il disappunto per primarie nelle quali «non c'è una candidatura che tenga» e che fatte in questo modo «rischiano solo di danneggiare Angelino». Effettivamente i problemi sono tanti, soprattutto dopo che il Quirinale ha di fatto fissato l'election day per il 10 marzo. Difficoltà organizzative, perché la tempistica è tutto. Al punto che seppure non pubblicamente in molti mettono in dubbio la possibilità di raccogliere diecimila firme in così poco tempo senza una struttura di partito dietro. Tanto che pare che a via dell'Umiltà sembra arrivino telefonate di responsabili regionali e provinciali che chiedono se possono concedere un po' di firme a questo o a quel candidato. Ecco perché in questa situazione si fanno avanti le ipotesi dei target: sul tavolo c'è il triumvirato Crosetto-Galan-Cattaneo ma pure il tandem Meloni-Cattaneo, soluzione che sembra piaccia al formattatore sindaco di Pavia ma meno all'ex ministro. Che vuole concentrarsi sulla questione generazionale e identitaria andando a rappresentare l'area degli ex An, in contrapposizione quindi con Alfano.
Ed è anche questa la ragione del perché il segretario del Pdl a Milano usato toni molto critici verso Europa e Germania, un modo per cercare di «coprire» proprio quell'area. D'altra parte, l'appuntamento è organizzato da La Russa, Gasparri e Corsaro che proprio con Alfano si sono schierati. Un altro elemento di forte tensione, nel Pdl in generale e nell'area degli ex An in particolare. Se davvero le primarie si terranno sarà difficile per loro come per Alemanno e Matteoli argomentare con i propri militanti che devono sostenere Alfano e non la Meloni. Che, nonostante le resistenze dei colonnelli, domani dovrebbe formalizzare la sua candidatura.
Il Cavaliere per il momento resta alla finestra, in attesa anche di capire quale sarà la nuova legge elettorale. Ma i malumori nel partito salgono e sono in tanti a chiedergli di ritirare fuori il simbolo di Forza Italia e iniziare da lì l'eventuale rilancio. Lui si limita a rispondere: «Ci sto pensando, ma in famiglia continuano a dire che devo fare sì il presidente ma del Milan e basta».
La fronda anti-primarie, intanto, si allarga. Anche perché, come aveva paventato Berlusconi, sono diventate la miccia di pericolose tensioni. Come quelle che hanno seguito la puntata di Porta a Porta cui ha preso parte l'outsider Samorì. Infausto è stato il «minuto 47», quando prima nel servizio e poi nel grafico vengono citati come candidati alle primarie solo Alfano, Santanchè, Crosetto e Samorì. Pare che Galan, Biancofiore e Cattaneo non l'abbiano presa affatto bene. Come sembra che Berlusconi non abbia particolarmente apprezzato la convention milanese di ieri. Una cosa vecchia, secondo il Cavaliere. «Con sempre le stesse facce», continua a ripetere nelle sue conversazioni private.
È da mesi e mesi che «vi ho pregato» di non farli più andare in tv e finisce che sono loro gli sponsor di Alfano, è il senso del suo ragionamento. Che Bondi fa ad alta voce: «Invece di lanciare una propria sfida, Alfano si trova costretto in un'alleanza con il consunto apparato di partito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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