Ogni giorno una sorpresa. Un gesto imprevedibile. Che cosa farà oggi Papa Francesco? Cosa inventerà di nuovo? Domenica mattina, durante la messa in piazza San Pietro ha parlato di sua nonna: «Ci diceva sempre che il sudario non ha tasche». Un paio di giorni prima aveva celebrato messa per i netturbini del Vaticano, tutti in divisa. Prima di fermarsi a pregare in fondo alla chiesa della Casa Santa Marta, dove ha scelto di risiedere ancora per un po' perché preferisce condurre una vita comunitaria, evitando d'isolarsi nell'Appartamento del Palazzo Apostolico. Stasera, aprendo i riti pasquali, laverà i piedi ai carcerati dell'Istituto minorile di Casal del Marmo a Roma. Non ci saranno telecamere, non sarà un gesto ostentato. Appartiene alle abitudini dell'ex arcivescovo di Buenos Aires che andava a pregare «nelle periferie del mondo e dell'esistenza». In un tempo intriso di ambizione e arrivismo, un uomo vestito di bianco si chinerà a lavare i piedi di dodici ragazzi detenuti. Domani ci sarà la Via Crucis. Non sappiamo come ci sorprenderà. È la legge della testimonianza, nella quale i gesti contano quanto le parole.
Diceva Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Sarà questa la ragione per cui Francesco ha colpito molto, soprattutto la gente semplice? Nella sua testimonianza c'è il gran rifiuto dell'ideologia e di ogni cristallizzazione della fede. La testimonianza è anarchica come lo Spirito che «soffia dove vuole». Sgorga da una sorgente altra e imprevedibile. I famosi protocolli non saltano per una questione di stile o di indole. Ma per la natura intrinseca, verrebbe da dire ontologica, del fatto che si trasmette. Questo Papa darà filo da torcere, oltre che agli addetti alla gendarmeria e ai cerimonieri, anche agli osservatori e ai commentatori vaticani. Quanti protocolli mediatici si stanno già mostrando inadeguati. Quanti intellettualismi finiscono per banalizzare gesti e parole. Se scriviamo del nuovo Pontefice e della Chiesa creando alternative tra un Papa e l'altro, tra il teologo e il pastore, tra una religione carismatica e del mistero e una religione semplice e mescolata col quotidiano, forse non abbiamo compreso appieno quelle parole di Paolo VI.
Un altro protocollo mediatico che mostra la corda è il qualunquismo dei luoghi comuni. Dimenticando che i poveri ci sono anche nel Vangelo, un Papa che parla di loro diventa pauperista e di sinistra. C'è da temere che ci si adagerà presto su questo schema. L'altro giorno in Vaticano è arrivata dall'Argentina una scatola contenente un paio di scarpe che Bergoglio aveva fatto risuolare. Quando dice «una Chiesa povera per i poveri», significa che l'essenzialità comincia prima da dentro.
Senza grillismi, però: altro schema mediatico-politico. Qualcuno ha osservato che, dopo aver rifiutato l'ammiraglia blindata, il Papa francescano doveva usare un mezzo «normale» anche per far visita al suo predecessore a Castel Gandolfo. Avete presente quando Grillo pretende dai politici la riduzione dello stipendio del 50 per cento e non appena del 30? L'ideologia è schematica. E non sa immaginare che la scelta di un mezzo di trasporto diverso dall'elicottero usato pochi giorni prima da Benedetto XVI avrebbe innescato paragoni indelicati tra i due Papi.
L'ultima liturgia mediatica destinata a saltare è quella dei retroscenisti e di certi documentari autoreferenziali. Ora la notizia non è più nascosta, non va cercata dietro perché ce l'abbiamo davanti, immediata. È, appunto, la testimonianza di questo Papa.
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