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Nichi e i furbetti col doppio incarico

Vendola è sia governatore sia parlamentare. Ma sono tanti a dover scegliere una sola poltrona: il record in Puglia

Nichi e i furbetti col doppio incarico

È un'originale geografia umana quella che si ritrova sulle mappe del nuovo Parlamento. Nelle Camere ci sono quattordici «studenti» (da scheda biografica), venti insegnanti, molti «funzionari di partito», due «disoccupati» e anche una grillina che ha dichiarato di fare la «parlamentare». In realtà, però, la «categoria» momentaneamente vincente a Montecitorio e Palazzo Madama è quella degli «amministratori locali», ben 59. Il «momentaneamente» è dovuto al fatto che la Costituzione recita in maniera chiara che «nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e a una delle Camere». È necessario, dunque, procedere a una scelta.

Il problema è che se il parlamentare-consigliere non provvede di propria iniziativa alle dimissioni, soltanto la Giunta per le elezioni può imporgliele. Questo organismo, però, alla luce dell'attuale stallo parlamentare, è ancora ben lontano dall'essere nominato. I casi più eclatanti di consigliere-parlamentare sono quelli dei due presidenti di Regione: Roberto Cota e Nichi Vendola. Entrambi hanno già manifestato l'intenzione di continuare a svolgere il proprio incarico di governatore ma non hanno ancora ufficializzato «l'opzione». Le motivazioni nel loro caso sono tutte politiche, legate alla volontà di essere presenti nelle aule del potere romano in questo avvio di legislatura così delicato. Cota promette di presentare le dimissioni a breve, mentre appare ancora nebulosa la situazione di Vendola. Per loro, come per gli altri consiglieri, non ci sarà però il doppio stipendio. Le norme almeno su questo punto hanno fatto chiarezza. In presenza di due incarichi viene erogata l'indennità più conveniente senza cumulo delle retribuzioni.

Ci sono, però, delle implicazioni di tipo pratico-amministrativo. Le mancate opzioni finiscono per complicare e rallentare la vita delle istituzioni locali. In Puglia, ad esempio, sei consiglieri del Pdl e quattro del Pd (oltre Vendola) non hanno ancora optato e procedere ai lavori regionali sta diventando difficile. Il consiglio regionale convocato per il 26 marzo è stato rinviato a oggi per l'assenza dei rappresentanti democratici impegnati nella riunione dei gruppi a Roma. Defezioni così pesanti, inoltre, rendono difficile anche la convocazione delle commissioni. Problemi simili si stanno verificando anche in Campania dove gli «incompatibili» sono cinque (di Pdl, Pd e Udc). Tra questi spicca il caso dell'azzurro Domenico De Siano che è attualmente parlamentare, consigliere regionale, consigliere provinciale di Napoli e consigliere comunale di Lacco Ameno (isola d'Ischia), paese di cui in un passato non lontano è stato sindaco. Un vero e proprio recordman con quattro poltrone istituzionali.

Chi sta provando a fermare questo gioco di incastri e di porte girevoli sono i Radicali che hanno dichiarato ufficialmente la loro «guerra per la legalità». Il presidente di Radicali italiani, Silvio Viale, insieme a Giulio Manfredi e Nicola Vono, ha presentato il primo di una serie di ricorsi, partendo dal tribunale di Torino. «Abbiamo cominciato da Cota - spiega Viale - ma domani analogo ricorso verrà presentato per Vendola e poi verranno presentati ricorsi per tutti i consiglieri regionali eletti alle scorse elezioni e anche per i sindaci dei comuni oltre i 20mila residenti». Il primo ricorso (la cosiddetta «azione popolare», iniziativa che può essere promossa sul territorio da un cittadino-elettore) è stato preparato dagli avvocati Alberto Ventrini e Antonio Polito. Ora si provvederà al censimento di chi non ha optato e si procederà a tappeto. Nel momento in cui i tribunali notificheranno l'udienza, i consiglieri avranno dieci giorni per decidere il da farsi, pena la decadenza.

«Può sembrare una piccola cosa» aggiunge Viale «ma non lo è. I neoeletti hanno 10 giorni per legge dalla proclamazione per scegliere (questo sul fronte dei consigli regionali, ndr), ma praticamente nessuno lo ha fatto.

Certo, la situazione è melmosa e probabilmente si tornerà a votare ma questa è un'altra storia».

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