Roma - 400, 50, 15, 0. Non è la combinazione di una cassaforte. Ma le cifre sui presunti incassi dalle dismissioni, soprattutto immobiliari, che circolano in queste ore. E, purtroppo, l'ultima è la più verosimile.
La prima cifra, 400 miliardi, è il programma di dismissioni presentato dal Pdl al governo. «Non è nuovo - osserva Pierpaolo Baretta, sottosegretario all'Economia - Era già stato presentato in campagna elettorale. Ma vedo un eccesso di ottimismo - prosegue - non tanto sul patrimonio quanto sulla vendibilità dello stesso in un momento come questo». In qualunque caso, Baretta precisa che sull'argomento non esiste una discussione approfondita, «anche se la questione Demanio è all'ordine del giorno, perché il problema del debito dev'essere affrontato».
La seconda cifra, 50 miliardi, viene da Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera. «Sarebbero una bella botta al debito pubblico», commenta in tv. E aggiunge, in merito ai 400 miliardi tratteggiati dal Pdl, che prima di fare cifre «è necessario sapere dove sono e quali sono» gli immobili da cedere sul mercato. Occorre - osserva - «una lista dettagliata prima di parlare di finanza. Solo così si diventa credibili».
Il terzo numero, 15 miliardi, lo ha scritto il governo Monti nell'ultimo Documento sull'economia e la finanza (Def). La previsione era di incassare 15 miliardi all'anno (per cinque anni) così da ridurre il debito di un punto di pil ogni dodici mesi. In realtà, la società che dovrebbe - nelle intenzioni del precedente governo - avviare le dismissioni immobiliari è ancora in fase di avviamento; e non ha ancora avviato il momento del rodaggio.
Il quarto e ultimo numero, zero incassi, è quello più verosimile. Il governo, infatti, difficilmente riuscirà a incamerare risorse dalle cessioni immobiliari; eccezion fatta per la vendita degli alloggi della Difesa. E non è strumentale a fini politici la richiesta che viene da parte di alcuni esponenti del Pdl di una nota di aggiornamento del Def da parte del governo Letta.
Il quadro tendenziale di finanza pubblica tratteggiato nel documento ufficiale è completamente cambiato. L'andamento del pil di quest'anno e del prossimo sarà diverso: quest'anno la diminuzione dovrebbe essere ben superiore all'1,3% previsto, e vicina all'1,7-1,8%; mentre nel 2014 difficilmente crescerà dell'1,3%, ma più verosimilmente dello 0,7-0,8%, come dicono Fondo monetario, Ocse, Centro studi Confindustria.
Ma oltre al pil anche altri valori - quale, appunto, quello del debito - rischiano di essere diversi, e quindi di modificare il quadro di finanza pubblica. Le mancate privatizzazioni immobiliari non alleggeriranno il peso del debito di un punto, come previsto. Ne consegue che quel punto di debito rimarrà e che il ministero dell'Economia dovrà elaborare le nuove stime considerando anche un lieve aumento della spesa per interessi (nell'ordine di 600 milioni) a causa delle emissioni di titoli pubblici per onorare le mancate dismissioni.
In alcune componenti del Pdl, infine, c'è il sospetto che la scelta di dirottare l'attenzione sul tema delle dimissioni immobiliari e no possa far accantonare il problema delle coperture su Iva e Imu. Con una differenza.
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