«Voglio che mi si chiami Stefano, solo con il mio nome perché non vogliamo personalismi nel nostro movimento». Stefano Ceretta, mediatore immobiliare di Cittadella, in provincia di Padova, da una settimana è impegnato nel presidio sulla Postumia.
Anche nel tranquillo Veneto vi siete «incazzati».
«Siamo tutti micropartite Iva, anche molti disoccupati si sono uniti a noi, ma non vogliamo né partiti né sindacati».
Cosa chiedete?
«Diciamo basta alla persecuzione di Equitalia con i calcoli tutti virtuali che ci obbligano a pagare imposte non veritiere e che ci costringano a restare piccoli per evitare un aumento del carico fiscale».
E poi?
«Vorremmo che il governo destinasse eventuali risorse non alla cassa integrazione ma a diminuire il carico fiscale: gli operai si difendono salvando le aziende, non con i sussidi. La sinistra deve capirlo».
Perché non lo spiegate ai politici?
«Sono sempre in ritardo, pensano alla legge elettorale mentre c'è chi fa la fame perché è stato costretto a chiudere la sua piccola impresa perché non ce la faceva a pagare una cartella. Noi siamo quelli che si suicidano perché sono costretti a chiudere bottega. Questo è veramente l'urlo dei muti».
Perché le associazioni imprenditoriali vi sono ostili?
«I grandi di Confindustria con lo Stato riescono a mettersi d'accordo.
Andrete a Roma mercoledì?
«Non vorremmo farci strumentalizzare da infiltrati, spero che il governo faccia in fretta e intervenga prima».
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