Non c'è più lavoro nemmeno per gli immigrati

L’allarme degli esperti: impossibile pensare a un nuovo decreto flussi

Non c'è più lavoro nemmeno per gli immigrati

aIn Italia non ci sono altri posti di lavoro disponibili per gli immigrati. «L'offerta di lavoro garantita dai lavoratori stranieri già presenti in Italia è più che sufficiente». Insomma meglio non pensare a un nuovo decreto flussi visto che ci sono 511.365 persone in cerca di lavoro nella popolazione straniera già presenti sul territorio. A dirlo non è la Lega Nord ma i tecnici della Direzione generale immigrazione e politiche di integrazione del ministero del Lavoro. La crisi morde le famiglie italiane, le piccole imprese chiudono, strozzate dai debiti e inevitabilmente l'occupazione cala in tutti i settori e colpisce pesantemente anche gli stranieri. Anzi, scrivono i tecnici del Welfare, aprire di nuovo i flussi per gli immigrati potrebbe alzare la tensione sociale e incrementare il lavoro nero, penalizzando proprio gli stranieri che sono già qui e faticano a trovare un'occupazione stabile. «Si sottolinea il rischio che le tendenze in atto possano incrementare l'offerta di lavoro generando tensioni nel mercato tali da riprodurre un ampliamento del lavoro irregolare - scrivono i tecnici - Determinando soprattutto una condizione di svantaggio relativo per i lavoratori extracomunitari regolarmente soggiornanti ma disoccupati e in cerca di un nuovo lavoro».

L'analisi del ministero è concentrata sul secondo trimestre del 2013 e le cifre sono implacabili. La ricerca sottolinea le criticità del quadro congiunturale per i lavoratori italiani. Meno 2,5 per cento degli occupati; meno 3,4 per gli occupati a tempo pieno; meno 7,2 per il lavoro a termine. Il meno degli occupati corrisponde a un robusto più del numero dei disoccupati: 3.075.000. Più della metà di questi cerca lavoro da oltre un anno. E anche il mercato del lavoro straniero subisce una battuta d'arresto iniziata nel secondo trimestre del 2012 ma che già rispetto a quel punto di marcia indietro si è aggravata registrando un meno 3,5.

La popolazione straniera (regolare) è composta da 4.111.937 persone. Tra queste gli occupati sono 2.350.191 e i disoccupati 511.365. Attenzione però ci sono anche 1.250.381 «inattivi». Anche su questa fetta della popolazione straniera si appunta l'attenzione del ministero del Lavoro. «Non è da escludere, come sta avvenendo per la popolazione italiana, che anche per gli stranieri extracomunitari si verifichi uno spostamento dall'inattività alla ricerca attiva di lavoro, proprio in relazione all'acuirsi della crisi economica - si rileva nella studio - Fenomeno destinato a far aumentare anche significativamente il già elevatissimo tasso di disoccupazione». Insomma oltre ai 511.365 ufficialmente disoccupati c'è un altro milione di disoccupati «potenziali».

Ed è proprio nell'ultimo anno che il numero degli immigrati (Ue ed extra Ue) in cerca di lavoro ha registrato un boom negativo: oltre 140mila senza lavoro in più. Nel secondo trimestre del 2012 infatti erano 371mila. Nello stesso periodo è aumentato in modo significativo anche il numero degli «inattivi» che erano 990mila nel 2010 e ora invece sono un milione e 250mila. Si tratta prevalentemente di extracomunitari arrivati qui per ricongiungimento familiare.

Tra loro anche le quote di ingresso non programmate, ovvero profughi e richiedenti asilo. Un aumento sostanzioso che appare in contraddizione con quanto affermato proprio ieri dal presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha invitato l'Italia «a fare di più» rispetto all'accoglienza di profughi e rifugiati.

Uno dei dati peculiari della crisi e che ne evidenzia la gravità è proprio quello dell'aumento della disoccupazione fra gli immigrati.

I dati sulle assunzioni di lavoratori stranieri nei vari settori, sottolinea sempre la ricerca, «consegnano una domanda di lavoro di personale comunitario ed extracomunitario in netto calo che interessa la totalità dei macro settori economici, in particolare costruzioni e industria» con l'unica eccezione del settore agricolo per i lavoratori maschi. Un altro settore che non conosce crisi è quello domestico e l'assistenza agli anziani. Anche in questo caso per il ministero la domanda può essere ampiamente soddisfatta dall'offerta già presente sul territorio.

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