«Non sto bene, resto a casa» Si salva, ma il marito muore

«Non sto bene, resto a casa» Si salva, ma il marito muore

Quando ieri mattina, poco prima delle otto e auna manciata di chilometri dall’arrivo, quel pullman è volato fuori dall’autostrada A13, infilandosi in un canale di scolo nel Padovano e uccidendo cinque passeggeri, a bordo doveva esserci anche lei, Daniela.
Doveva essere lì, seduta accanto al marito, Roberto Arioli, «omone generoso», come lo ricordano gli amici, 57 anni, gli ultimi dieci trascorsi come presidente dell’associazione nazionale carabinieri di Aprilia. Roberto era la «guida» del gruppo di militari in congedo e volontari del nucleo di protezione civile «Aprilia 70», collegato all’Anc della cittadina con cui divide la sede, tutti diretti a Jesolo per il raduno nazionale annuale dell’associazione dell’Arma.
Daniela, 51 anni, anche lei volontaria di protezione civile, non mancava mai una festa, una cena, una gita organizzata dall’Associazione. E anche per Jesolo era già in lista nella delegazione diretta al raduno annuale. Ma l’altra sera, poco prima della partenza, con i bagagli già pronti accanto alla porta, Daniela Paladini non è stata bene. Niente di grave, solo un lieve malore, che però a malincuore l’ha convinta a restare a casa per una volta. E che, probabilmente, le ha salvato la vita.
Sul pullman, verso l’una di notte, della coppia è salito solo Roberto, ufficiale di complemento dell’Arma in pensione. Anche il figlio, Rodolfo, 26 anni, è rimasto ad Aprilia con la madre. Stamattina, a risvegliarli, la notizia della tragedia. Roberto Arioli non tornerà a casa, è una delle cinque vittime. «Per fortuna il figlio è rimasto qui e le sta vicino», dice Alfonso Perri di «Aprilia 70», spiegando che «probabilmente domattina (oggi, ndr) madre e figlio partiranno insieme per Padova». Oltre ad Arioli, tra le vittime c’è un altro carabiniere in pensione, il 75enne Settimio Iaconianni, originario di Cosenza, ma residente da tempo ad Aprilia.
Era invece un volontario di protezione civile Gianfranco Gruosso, nato in Svizzera 42 anni fa, ma anche lui residente nella città in provincia di Latina: «Un bravo ragazzo, uno dei nostri», come lo ricordano gli amici nella sede del nucleo, sulla Pontina. E infine le due donne morte nello schianto sull’autostrada, la 57enne di Aprilia Maria Aronica e la 64enne di origine ciociara Maria Domenica Colella, erano partite insieme ai rispettivi mariti, entrambi volontari dell’associazione, Domenico Laviano e Angelo Delle Cese. I due uomini sono tra i feriti dell’incidente: Laviano più lievemente, mentre Delle Cese è stato ricoverato in codice rosso, ma non sarebbe in pericolo di vita.
Quando le cinque vittime torneranno ad Aprilia, verranno accolte nella camera ardente allestita in queste ore proprio all’interno del capannone che ospita l’Anc locale e il nucleo di protezione civile, il luogo da cui venerdì notte era partito l’autobus. L’Anc di Aprilia, che conta 160 iscritti, è un gruppo affiatato e attivo. Nell’aprile del 2009, con Arioli in testa, aveva contribuito a portare i primi soccorsi al comune di Villa Sant’Angelo, in provincia dell’Aquila, poche ore dopo il terremoto.


Intanto, mentre a Jesolo l’Anc nazionale ha deciso di sospendere il programma del raduno, il sindaco facente funzione del comune pontino, Antonio Terra, ha già annunciato, per il giorno dei funerali, la proclamazione del lutto cittadino.

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