Smart phone e tablet non sono più prerogativa di dirigenti e yuppies dell'alta finanza. Questi insostituibili aggeggi entrano anche nella grande casa della Sanità, si infilano negli ospedali più avanzati o nella tradizionale borsa dei medici di famiglia. Molto cambiata rispetto a quella del «dottore della mutua» di qualche decennio fa. Negli anni '70 nei due scomparti della borsa di cuoio (rigorosamente regalata alla laurea) svettavano forcipe, siringhe, alcol e cotone, fiale di adrenalina, coramina, teofillina, vitamina b12, misuratore di pressione, catetere, martelletto.
Dieci anni dopo spunta l'oftalmoscopio, il misuratore della pressione, il fonendoscopio oppure il Vscan, un apparecchio a ultrasuoni tascabile, che fa vedere e sentire meglio il cuore. Ora però assistiamo ad un salto generazionale perché il fonendoscopio sta per andare il pensione: verrà sostituito con l' ecografo smart-phone. Appoggiandolo sul paziente, il piccolo cellulare potrà esaminare, in tempo reale e con elevata precisione, le malattie a carico del collo, del torace, del cuore, dell'addome ed eseguire l'ecografia. Lo strumento costa qualche migliaia di euro in tutto e medici sono disposti a sganciarli per svecchiare la loro valigetta di cuoio salvavita. Basta guardare alla folla presente al Congresso della Società italiana di medicina interna (Simi) per rendersi conto dell'interesse che suscita la nuova tecnologia.
Del resto, cosa c'è di più comodo ed economico di un palmare delle dimensioni di un quaderno che permette di eseguire le ecografie al letto del malato? Qualche esempio. Il paziente ha difficoltà respiratorie? Appoggiando la sonda sul torace sarà possibile individuare se c'è acqua nei polmoni senza fare code in radiologia. Colica addominale? Si verifica subito se si tratta di un calcolo renale o della colecisti. Il malato ha una gamba gonfia? Si scopre immediatamente se si tratta di una trombosi venosa. In futuro anche il bambino nella pancia della mamma si potrà vedere con il palmare. «Saremo fra i primi in Europa e insieme ai giapponesi nel mondo a usare un tablet per l'ecografia - annuncia soddisfatto Vincenzo Arienti, direttore della Medicina Interna dell'Ospedale Maggiore di Bologna, dove stanno sperimentando il nuovo sistema -. Piccoli ecografi sono già presenti in pronto soccorso - aggiunge Arienti - e il mini ecografo è in dotazione anche nelle Unità Operative di Medicina Interna». Il salto qualitativo è notevole: i grandi macchinari che costano dai 60 ai 120 mila euro diventeranno obsoleti e saranno sostituiti dagli strumenti ecografici in miniatura come un computer portatile, un tablet tipo quaderno o addirittura un cellulare, uno smart-phone. E questi piccoli ecografi, di medio o alto livello, si possono portare al letto del malato e anche a domicilio.
«Sia il medico internista, il 118 o l'ambulatorio possono avvalersi per la visita di questi strumenti che vedono l'interno del corpo umano» spiega Arienti. Anche i costi degli apparecchi sono accessibili. «Si va dai 15 mila euro per il computer - spiega l'esperto - ai 5-6 mila euro per il tablet. E questi apparecchi permettono di fare eco di alta qualità e una diagnosi immediata al paziente, rapida, senza raggi, e in modo atraumatico". E se l'ecografia fa cilecca e non svela la causa del malessere? «Quando l'ecografo esclude una patologia, ci risponde lo stesso perché indirizza le indagini con risparmi di tempi e tagli nei ricoveri ospedalieri».
La tecnologia c'è ma i medici saranno in grado di sfruttarla con competenza? «In una settimana o due di corso si può imparare a fare un'ecoscopia di primo livello» spiega Arienti. Ma per garantire una rete diffusa di medici internisti preparati serviranno almeno tre anni. Intanto qualcosa già si muove negli ospedali.
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