Taglio delle imposte limitato ai soli lavoratori e solo ai redditi più bassi. Poi una rimodulazione delle aliquote, con un risparmio per i redditi sotto i 55mila euro e una stangata, sotto forma di nuova aliquota, per quelli sopra i 120mila. Infine il ritorno del taglio Irap, anche se in versione molto light.
Il cantiere della cura choc e del Jobs Act, non si è chiuso ieri sera come da programma. E non si chiuderà completamente nemmeno oggi, visto che l'approvazione del taglio del cuneo sarà solo esaminata dal Consiglio dei ministri di oggi. L'intenzione è di approvarlo in seguito. Uno slittamento dovuto alle coperture che ancora non convincono, anche se ieri il premier in prima persona (via Twitter) ostentava calma: «Il lavoro di queste ore procede molto bene». Domani «conferenza stampa con i provvedimenti , è lasvoltabuona».
Già ieri il preconsiglio dei ministri, cioè la riunione che serve a redigere i testi da portare all'approvazione del governo, è stata rinviata a questa mattina. Un po' perché non c'era ancora il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, un po' perché ieri sera Palazzo Chigi non aveva ancora chiuso i dossier aperti. L'intenzione era di presentare un decreto con la cura choc (che a questo punto slitta) e un disegno di legge (quindi un provvedimento con un iter più lento e incerto) con la parte normativa del Jobs Act.
Il premier Matteo Renzi non è rimasto così insensibile ai richiami di Confindustria, visto che l'imposta regionale sulle attività produttive, ritenuta dalle aziende la più odiosa perché colpisce chi assume, farà parte del piano. La formula più probabile è che finisca nella corsia lenta, con l'azzeramento dell'imposta per le nuove assunzioni. Ma ieri a Palazzo Chigi i tecnici studiavano anche formule più forti, magari da mettere nel decreto.
Sofferto anche il capitolo Irpef. Di sicuro il governo intende introdurre delle detrazioni in modo da alleggerire i redditi più bassi (fino alla soglia dei 15mila euro oltre la quale i benefici diminuiscono), ma solo quelli da lavoro dipendente, pubblico e privato. I tecnici hanno sottoposto a Palazzo Chigi anche un'altra misura fiscale, destinata a fare discutere. Una rimodulazione delle aliquote Irpef, pensata per dare qualcosa anche alla classe media. Un taglio dell'aliquota intermedia che si applica allo scaglione tra 28mila e 55mila che scenderebbe dal 38% al 35%, compensato da un aumento della tassazione sopra i 120mila euro. Su questa formula pesavano ancora i dubbi del premier, ma ieri era data come probabile.
Di sicuro un'operazione che ha un costo, visto che i contribuenti sopra i 120mila euro sono pochi. Il nodo del pacchetto di provvedimenti resta la copertura.
Ieri in mattinata il viceministro all'Economia Enrico Morando ha annunciato che i 10 miliardi per il cuneo fiscale erano stati trovati. La copertura, ha spiegato, sarà articolata su misure «strutturali» e «una tantum» che sulla base del progetto pluriennale «diventeranno poi anch'esse strutturali».
C'è la spending review che dà 5 miliardi (con tutti i dubbi sulla legittimità di una copertura di questo tipo), i minori interessi sul debito. Per quanto riguarda le misure una tantum, ad esempio il rientro dei capitali, l'intenzione del governo è di utilizzarli solo per coprire l'effetto dei tagli mancati nei primi mesi dell'anno. Coperture che, evidentemente, non hanno convinto qualcuno, ad esempio il Quirinale. Pesano i dubbi, come quelli che ancora ha la Commissione europea, che anche ieri non ha rinunciato a mandare l'avvertimento quotidiano al nuovo governo italiano sulle coperture una tantum.
Oggi, con tutta probabilità, saranno approvate solo alcune misure. Ad esempio la restituzione dei debiti della Pubblica amministrazione e il piano di edilizia scolastica.
Tutta la parte che riguarda le regole del lavoro finirà nel binario lento del ddl. Via libera al piano casa da 1,6 miliardi del ministro Maurizio Lupi. Ci sarà la vendita delle case popolari e il taglio al 10% della cedolare secca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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