Qatargate

"Ora potrà vedere la figlia". L'avvocato di Eva Kaili contro i magistrati

Eva Kaili, nel pomeriggio di oggi, potrà rivedere la figlia di 22 mesi. L'avvocato dell'ex vicepresidente del Parlamento europeo accusa la Procura di Bruxelles: "L'obiettivo era farle pressione affinchè confessasse"

"Ora potrà vedere la figlia". L'avvocato di Eva Kaili contro i magistrati

Lo scorso 22 dicembre, la decisione della Camera di Consiglio del tribunale di Bruxelles di prorogare di un mese la carcerazione preventiva di Eva Kaili aveva destato più di qualche sospetto. L’intento dei legali dell’ex vice presidente del Parlamento europeo era chiaro: dimostrare l’impossibilità di reiterazione di reato e l’improbabilità di inquinamento delle prove. Ma soprattutto fare leva sulla bambina di due anni, “orfana” anche del padre Francesco Giorgi, anch’egli in detenzione. Oggi la svolta: Eva Kaili, per la prima volta dopo 28 giorni, vedrà oggi sua figlia nella prigione di Bruxelles di Haren, dove la politica greca è detenuta con l’accusa di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta Qatargate.

Eva Kaili vedrà la figlia

La figlia sarà accompagnata dalla madre dal nonno, a sua volta arrestato e poi rilasciato subito dopo. Da quel momento, con madre e padre agli arresti, era stato lui ad occuparsi della bambina di 22 mesi. A spiegarlo è l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos in un’intervista, dal grande valore emotivo, al Corriere della Sera. “Fortunatamente adesso vedrà sua figlia e questo allevierà in qualche modo il dolore che prova per la sua ingiusta detenzione”. Il legale di Eva Kaili e gli inquirenti belgi hanno trovato un punto di caduta: 180 minuti. Tre ore di tempo con la propria bambina dopo quasi un mese di lontananza. E questa, ribadisce Dimitrakopoulos, non è la prima richiesta avanzata nelle scorse settimane agli inquirenti: “Le richieste che ha fatto in precedenza non sono state accolte dalle autorità”. Il motivo ufficiale:“causa riduzione del personale durante il periodo delle vacanze di Natale”.

Il legale accusa la procura di Bruxelles

L’avvocato, incalzato dal Corriere della Sera, accusa la procura di Bruxelles di aver usato la figlia per fare pressione sulla madre: “Mi sono fatto l’idea che probabilmente non le permettono di vedere la figlia per farle pressione affinché confessasse e ammettesse di aver commesso qualcosa”. Un modus operandi che segue, a distanza di trent’anni da Mani Pulite, il cosiddetto “metodo Di Pietro”, noto alle cronache giudiziarie italiane e ricordato da Luca Fazzo sulle colonne de Il Giornale. Chi “canta” può uscire perche si è reso inaffidabile verso i suoi complici: questo era il mantra che distrusse per via giudiziaria la Prima Repubblica. Questo, il metodo che oggi denuncia a gran voce Michalis Dimitrakopoulos, avvocato di Eva Kaili. Il legale rivendica l’assoluta innocenza della sua cliente: “La signora Kaili – sottolinea –non ha nulla da confessare perché è completamente estranea a ogni genere di accusa”.

La strategia difensiva di Eva Kaili

La strategia difensiva dei legali dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera è chiara: smontare ogni singola accusa del giudice istruttore Michel Claise e dimostrare l’innocenza della deputata greca. Dimitrakopoulos prova ad evidenziare tutte le incongruenze delle accuse degli inquirenti partendo proprio dall’accusa di corruzione: “Nell’udienza che si è svolta il 22 dicembre a Bruxelles, il signor Michel Claise, ha affermato di non avere le prove che sostengono l’accusa di corruzione contro Eva Kaili”. E aggiunge, con tono piccato:“Come avvocato di 33 anni di esperienza, mi chiedo come il signor Claise abbia deciso che la signora Kaili deve rimanere in custodia quando non ci sono prove sull’accusa fondamentale, quella di corruzione”.

Il legale è tornato anche sulla questione dei soldi, trovati nell’appartamento della coppia Giorgi-Kaili. L’ex vicepresidente del Parlamento Europeo “ha saputo dei soldi solo nel momento in cui il suo compagno Francesco Giorgi è stato arrestato”. Per questo motivo“è andata nel panico, ha chiamato il padre e gli ha detto di prendere la valigia della bambina e i suoi biberon”.

Ma il legale tiene il punto e ribadisce:“non sapeva niente di cosa la valigia contenesse”.

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