Paita smaschera Schlein: "Con il suo massimalismo vuole la patrimoniale"

L'esponente di Italia Viva boccia le ricette del segretario del Pd: "Vecchi slogan per rilanciare la tassazione sugli immobili. È una sinistra che dimentica il ceto medio"

Paita smaschera Schlein: "Con il suo massimalismo vuole la patrimoniale"

Proprio nella giornata dell'1 maggio le parole di Elly Schlein hanno fatto sobbalzare gli italiani: la proposta relativa all'aumento delle imposte sulle rendite finanziarie e immobiliari è un vero e proprio allarme. E il timore è che dietro ci sia lo spettro della patrimoniale. A bocciare le ricette del nuovo segretario del Partito democratico è stata Raffaella Paita: il presidente del gruppo dei senatori di Azione-Italia Viva, intervistato da ilGiornale.it, ha smascherato le intenzioni di Schlein e ha ribadito le nette distanze da un progetto così radicale.

Le parole di Schlein sull'aumento delle imposte sulle rendite sono un allarme a tutti gli effetti. Vuole per caso imporci nuove tasse?

"Quanto sono vecchi gli slogan di Elly Schlein: fa impressione sentir pronunciare da una giovane donna le solite stantie ricette di certa sinistra massimalista che ha come unica soluzione quella di aumentare le tasse".

E perché ha parlato proprio di rendite finanziarie e immobiliari?

"Perché è una sinistra che dimentica il ceto medio. Provare ancora una volta a rilanciare la tassazione sugli immobili è una ricetta sbagliata, non solo perché il nostro è un Paese che ha una forte propensione alla proprietà immobiliare, ma anche perché non si fanno i conti con la realtà. Oggi il ceto medio, che è l'ossatura, lo scheletro del Paese, si è profondamente impoverito, e il rischio è che - con il ricorso a nuova tassazione - si impoverisca ulteriormente. Bisognerebbe attuare una ricetta esattamente opposta, combatte l'evasione ma anche ridurre la pressione fiscale del ceto medio".

Teme che dietro questa uscita ci sia un progetto più ampio che strizzi l'occhio alla patrimoniale?

"Mi pare ovvio. E questa è la prima grande differenza tra un centro riformatore e una sinistra massimalista che sposa vecchie ricette sbagliate. Loro rilanciano il tema della patrimoniale, per noi invece l'assillo più importate è la crescita. Per questo chiediamo che ogni atto del governo sia indirizzato verso la crescita: politiche industriali, Industria 4.0, capacità di investimento, semplificazione burocratica, attuazione vera del Pnrr, realizzazione di infrastrutture e investimenti in campo digitale, alta velocità e trasporti, politiche energetiche".

Il concetto di "redistribuzione" tanto amato dal Pd è solo un espediente semantico o esprime davvero un concetto concreto?

"Se il Paese non tornerà a crescere non ci sarà alcuna possibilità di redistribuire. E in gioco c'è qualcosa di molto importante, cioè la tenuta del sistema previdenziale, del sistema sanitario, e di quello sociale e formativo. E sembra che né la maggioranza né il Partito democratico vogliano capirlo. Non hanno idee su come affrontare il problema. Noi le abbiamo".

Come si spiega la mano tesa a favore del reddito di cittadinanza? Convinzione politica o mero tentativo di fare asse con il Movimento 5 Stelle?

"È il tema del metodo assistenzialista, in cui evidentemente credono Schlein e Conte. Pd e M5S sono partiti che si assomigliano tantissimo e che ormai giocano costantemente a rincorrersi l'un l'altro. Io ricordo che il Partito democratico in cui ho militato votò contro il reddito di cittadinanza e sostenne invece il Rei (reddito di inclusione gestito dai comuni). Ora il Rdc è diventata una bandiera del Pd, quasi quanto del Movimento 5 Stelle. Schlein e Conte sono gemelli diversi, si assomigliano molto. L'unica vera alternativa è costituita da noi, dal centro riformista, il cui perno è Italia Viva, e che può essere l'avvio di un contenitore più ampio, che raccolga tutti i riformisti. Dicevo prima che noi abbiamo le idee per affrontare i problemi del Paese: crescita, sviluppo, pari opportunità, meritocrazia, orgoglio per il jobs act e dei posti di lavoro che esso ha creato, e che invece oggi il Pd rinnega. E poi un sistema formativo e di innovazione più forte in questo Paese. Ma al tempo stesso anche misure di riforma del sistema sociale e sanitario: più case popolari e per studenti, più risorse agli ospedali e alla medicina territoriale".

Patrimoniale, assistenzialismo, nuove tasse. Una linea così radicalmente rossa del Pd rischia di favorire il governo piuttosto che indebolirlo?

"Lo sta già favorendo. Il Pd ha tradito i suoi ideali ed è diventato, con la Schlein, un partito a vocazione minoritaria, e tanti dell'area Dem se ne renderanno conto. Da questo punto di vista è stata un segnale importante l'uscita di Enrico Borghi, che abbiano accolto con entusiasmo per le qualità e le capacità. Di certo Borghi che non sarà l'ultimo che, nel Pd, si sentirà obbligato ad una scelta di campo diversa".

Il governo ha dato il via libera al dl Lavoro: più soldi in busta paga e incentivi per le assunzioni. La vostra posizione è uguale a quella barricadera di Schlein e Landini?

"Noi vogliamo che la grande casa dei riformisti sia un luogo attrattivo anche per i riformisti di destra che si sentono delusi dalle ricette del governo. E ce ne sono perché, parliamoci chiaro, l'intervento sul cuneo fiscale è una cosa residuale, insufficiente. Questo governo ha dimostrato di non essere grado di cambiare in meglio le sorti del Paese: non sa abbassare le tasse e riformare le pensioni. Non è in grado di spendere le risorse del Pnrr, di trovare un accordo differente in Europa sul patto di stabilità, di affrontare con lungimiranza il tema dei migranti e di restituire risorse agli italiani, di ridurre le tasse. Parlano solo di bistecche sintetiche. E questo perché non è all'altezza della sfida della crescita, né dal punto di vista delle politiche industriali, si pensi all'Ilva, al nucleare o all'energia. Né dal punto di vista della tassazione e della redistribuzione del reddito, dove gli interventi sul sistema sanitario e del welfare risultano del tutto insufficienti".

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"Perché Calenda abbia voluto interrompere il percorso resta per noi e per gli elettori incomprensibile. Ma alla fine capirà che si è trattato di un errore.

Noi andremo avanti in ogni caso e non tradiremo il progetto perché pensiamo che il Paese abbia profondamente bisogno di un'area riformista. Lo faremo con l'orgoglio e la forza di chi sa di poter mettere in campo una ricetta completamente diversa da quella massimalista di Elly Schlein e della destra".

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