Il Papa dà l'addio e si prepara a rendersi invisibile

Il Pontefice ai preti della capitale: "Sarò sempre vicino a voi, ma nascosto al resto del mondo"

Il Papa dà l'addio e si prepara a rendersi invisibile

«Anche se mi ritiro adesso sono sempre vicino in preghiera a tutti voi e voi sarete vicini a me anche se rimango nascosto per il mondo». Sono queste le parole più significative pronunciate ieri da Benedetto XVI davanti ai preti della diocesi di Roma riuniti nell'Aula Paolo VI in Vaticano. Accolto da un lunghissimo applauso il Papa ha fatto il suo ingresso appoggiato ad un bastone, accompagnato dal segretario e prefetto della casa Pontificia Georg Gaenswein.
«Grazie per questo affetto, per l'amore grandissimo per il Papa», ha detto prima di sedersi accanto al vicario di Roma, Agostino Vallini. Che lo ha a sua volta salutato, con la voce rotta dall'emozione: «A nome dei sacerdoti di Roma - ha detto il vicario - che al Papa vogliono davvero bene, ci impegniamo a pregare ancora di più per lei».
La coabitazione fra i due Pontefici, Benedetto XVI che torna a essere semplice vescovo e che va ad abitare entro i giardini vaticani, e il futuro Papa, era ed è ancora oggi il principale problema «tecnico» che i suoi collaboratori devono risolvere nei prossimi mesi.
Ma le parole del Papa di ieri in qualche modo incanalano il tutto su lidi più tranquilli: il Papa non parlerà con nessuno, vivrà ritirato, in silenzio e preghiera, non interferirà in nulla con il lavoro del suo successore. A conti fatti, il modello è uno: quello dell'arcivescovo emerito di Bologna Giacomo Biffi che da quando è andato in pensione per lasciare il proprio posto al cardinale Carlo Caffarra, vive in stato monacale fuori dal mondo. Vivace conquistatore di prime pagine dei giornali per la sua fede frizzante quando era a capo della diocesi bolognese - «Mangiare i tortellini con la prospettiva e la certezza del paradiso, rende migliori anche i tortellini», sostenne Biffi - da quando è andato in pensione si è ritirato a pregare, concedendo al pubblico soltanto un diario di memorie e poco più.
Ratzinger, in sostanza, si è fidato più di lui che del suo predecessore Giovanni Paolo II che una volta disse che nella Chiesa «non c'è posto per un papa emerito". Così, invece, disse nel 1996 il cardinale Franz Koenig: "Il Papa sa, e l'ha detto, che l'elezione di un nuovo Pontefice mentre il vecchio è ancora in vita rappresenterebbe un problema. Un Papa in pensione, un altro in Vaticano: la gente si domanderebbe chi dei due conta».
Eppure Benedetto XVI saprà come fare. Proverbiale il suo riserbo già quando era cardinale. Tutte le mattine camminava da piazza della Città Leonina verso il palazzo dell'Ex Sant'Uffizio. Attraversava San Pietro ricambiando i saluti dei fedeli ma senza quasi mai sostare a dialogare con qualcuno. Nel suo appartamento si ritirava la sera non troppo tardi per studiare e pregare.
Ora, davanti a lui, il ritorno a una vita monacale che tanto aveva desiderato fare proprio se non fosse stato eletto Papa il 19 aprile del 2005. Ieri padre Federico Lombardi ha tenuto a precisare che tuttavia quello del Prefetto della Casa Pontificia «non è un ruolo di governo» o che abbia a fare con «il contenuto delle decisioni di governo» della Chiesa. Ma è piuttosto «un incarico pratico» sulle udienze e gli incontri papali. Quindi, ha concluso, «non ci sarà un problema per la relazione profonda" del Prefetto con il precedente Pontefice.


Al fianco del Papa rimarrà il suo segretario personale, monsignor Georg Gaenswein, seppure conserverà anche l'incarico di Prefetto della Casa Pontificia che lo metterà a strettissimo contatto con il successore di Ratzinger. Con i due anche le quattro Memores che l'hanno servito nell'appartamento papale in questi anni.

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