Passera parla già da candidato. Dell’Udc? "Cicaleccio..."

Il titolare dello Sviluppo ha già deciso: dopo i Prof serve un altro governo tecnico

Roma - Passera è già in campagna elettora­le ma siccome non può dirlo chiaro e ton­do, lo dice tra le righe.L’ultima occasione è una lunga intervista al quotidiano l’Avveni­re in cui il ministro dello Sviluppo vede rosa ma solo se ci sarà continuità con il governo attuale. E quindi con se stesso. Ammette di avere e di avere avuto ambizioni politiche e di avere, forse, «accettato di fare il ministro troppo presto». Quindi dribbla la doman­da sull’Udc, suo possibile taxi politico: «Ci­caleccio politichese», assicura; e dispensa ottimismo:«Cresceremo nel 2013»e arrive­ranno nuove misure per lo sviluppo: «agen­da digitale, agevolazioni per gli investimen­ti dall’estero e nuove imprese ».Cautela,in­vece, sul caso Fiat: «Chiameremo l’azien­da alle sua responsabilità ma Fiat è quotata in borsa e l’informativa da dare al mercato deve seguire precise regole e tempistiche». Passera ammette che il mondo continua a guardarci:«All’estero si chiedono se la po­litica del rigore e delle riforme strutturali in Italia continuerà- dice- . Il giorno che con­vinceremo il mondo che questa filosofia an­drà avanti anche dopo il voto, vi assicuro che non ci sarà bisogno dell’antispread.Og­gi – aggiunge – diamo per scontato che sia­mo seduti a tutti i tavoli decisionali. Ma era­vamo fuori, non contavamo più, mentre og­gi l’Europa fa passi avanti anche grazie al ruolo decisivo dei due Mario, Monti e Dra­ghi ».Ma l’economia continua a barcollare e tutti i dati macroeconomici dicono che l’Italia è in ginocchio. Passera chiede tem­po: «Abbiamo concentrato alcune decine di miliardi in infrastrutture, in garanzie per il credito alle pmi, in bonus fiscali per le ri­strutturazioni edilizie e per l’efficienza energetica- si elogia- . E poi liberalizzazio­ni e semplificazioni. È chiaro che gli effetti si avranno nel tempo». Il ministro non na­sconde che il lavoro da fare è tanto. Quindi auspica che il montismo prosegua dopo Monti: «Bisogna convincere tut­ti, non un solo partito, che il la­voro fatto deve andare avanti». Grande coalizio­ne in vista? Passera non si sbilancia: «Mi auguro che dalle urne possa usci­re una coalizione coesa e stabile. Per questo è indi­spen­sabileunaleggeelettora­le che garantisca adeguata gover­nabilità
». Nei giorni scorsi, Passera aveva fatto passerella a Chianciano, alla fe­sta dell’Udc, partito che potrebbe essere sponsor per il suo futuro politico. Ma il mi­nistro non ci casca: «Cicaleccio politichese di nessuna rilevanza», dice. Ma su cosa farà da grande non esclude nulla,anzi:«Non co­nosciamo neppure la legge elettorale... Ma, se decido, lo dirò con chiarezza». Nes­suna smentita, quindi, delle sue ambizioni in politica. Che esistevano già prima. Passe­ra racconta di quando è diventato mini­stro:
«Tempi non scelti da me. Napolitano e Monti mi hanno chiamato a contribuire al salvataggio dell’Italia, quasi una mission impossible . Non c’era tempo per ragionamenti del ti­po: mi conviene/non mi conviene. Ho accettato troppo presto? In verità ab­biamo temuto, a un certo punto, di essere arrivati troppo tardi».
Poi, il ministro affronta l’altra questione spinosa, l’al­larme che riguarda la Fiat. «Stia­mo seguendo la vicenda con la massi­ma attenzione
», assicura. Convocare Mar­chionne? «Non è questo il punto.

Abbiamo chiesto al vertice Fiat di approfondire e chiarire la sua informativa al mercato e al Paese perché, certamente, la serie di an­nunci che si sono susseguiti non permette di comprendere le intenzioni del gruppo in Italia e la coerenza con progetti più volte confermati». Più chiaro: «Faremo quanto in nostro potere per richiamare Fiat alle sue responsabilità».

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