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Paura da Genova al Friuli, a Bologna piazza Maggiore piena come di giorno

Paura da Genova al Friuli, a Bologna piazza Maggiore piena come di giorno

C’è il terremoto: in pochi minuti la paura fa balzare centinaia di persone dal letto alla strada. Ancora una volta, dopo le scosse dei mesi scorsi. Ancora con l’incubo di essere di fronte a un fenomeno che non accenna a esaurirsi e che potrebbe riproporsi tra qualche ora, o tra qualche mese. Magari più violento. Bologna, da pochi minuti sono passate le quattro del mattino, nessun boato, solamente i lampadari che ondeggiano, gli armadi che scricchiolano e il pavimento che sembra non volersi più fermare. In tantissimi capiscono che la situazione è grave e non esitano a scendere in strada con quel poco che riescono a raccogliere. Chi con la gabbietta del gatto, chi con la piccola figlia per mano, chi in ciabatte, chi con il tablet sottobraccio. In alcuni condomini salta la corrente: in tanti prima di raggiungere la strada percorrono alcuni piani a piedi e al buio. Le strade del centro storico di Bologna sono strette, e allora in centinaia si dirigono verso la larga via Indipendenza e quindi in Piazza Maggiore. Come quando vi è un avvenimento importante da festeggiare o un grande funerale da celebrare: tutti nella grande piazza in attesa delle altre scosse d’assestamento, insieme per farsi un po’ coraggio per far scendere la tensione. Un terremoto anche «tecnologico»: un giovane padre di famiglia appoggia al terreno un moderno telefonino che tra le infinite applicazioni ha anche un sismografo. Tra lampioni dell’illuminazione urbana che di tanto in tanto dondolano e il sismografo portatile si fa l’alba e quindi lentamente parecchi incominciano a rincasare speranzosi.
Il terremoto che ha avuto come epicentro la zona di Mirandola, un paese a nord di Modena ed ad ovest di Ferra, è stato avvertito in tutto il nord Italia. Molte le testimonianze giunte alle redazioni dei quotidiani e molti i commenti riversati sulla rete. Significative alcune descrizioni del sisma inviate al quotidiano il Resto del Carlino scritte da chi abita a Finale Emilia, uno dei centri più colpiti: «Ho portato mio padre in spalla fuori di casa». Un ragazzo straniero che vive con la famiglia a palazzo dei Veneziani, uno tra i più colpiti dai crolli: «Mi sono messo a urlare e sono sceso subito insieme ai miei genitori. L'uscita verso la strada era bloccata dai calcinacci, così siamo andati nel cortile dentro la casa. Siamo rimasti lì per un'ora, poi dopo la scossa delle cinque abbiamo sfondato un muro per uscire in strada, perché avevamo troppa paura a rimanere lì». Da Ferrara, storica città che dista pochi chilometri dall’epicentro, una messaggio posato su un sito locale «il mio letto ballava e tutto cadeva giù. Al buio il rumore mi schiacciava insieme alla paura, con la luce del telefono sono riuscito a raggiungere la porta d’uscita e sono sceso scalzo in mezzo alla strada: calcinacci ambulanze e il castello di Ferrara che perdeva pezzi, mi hanno fatto capire che è stata una vera tragedia con feriti e morti». Il terremoto è stato sentito in tutto il nord. Mery Sanna al quotidiano Bergamo news: «Ho preso un forte spavento, la casa non finiva più di tremare. Ho sentito la scossa due volte, dopo non ho più dormito». Ha tremato ancora una volta anche Milano. Dopo la grande paura di fine gennaio, questo terremoto ha fatto ripensare a quelle ore passate in strada. Ancora una volta c’è stato chi, nel cuore della notte, ha preferito lasciare la propria abitazione. Oggi, con scuole e uffici aperti, si deve ricominciare. Non prima di aver ripassato i piani di emergenza.

Ora l’incubo terremoto è continuo.

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