Ogni giorno in Parlamento si fa un gran parlare di pari opportunità. Si dibatte e si discute, sperando di fare qualche passo avanti dopo tante chiacchiere. Poi una notte alla Camera basta uno sghignazzo di troppo per tornare indietro anni luce. Il deputato del giorno è Matteo Dall'Osso, suo malgrado. Il 35enne del Movimento 5 stelle prende la parola in Aula all'una del mattino durante l'esame del decreto del Fare. A un certo punto si impappina, appare incerto per qualche secondo. E dai banchi degli onorevoli colleghi del Pd e di Scelta civica partono risate e sfottò tipo «dategli il foglio giusto».
Dall'Osso non si scompone, non chiede comprensione, finisce il proprio intervento con una stoccata: «Come dissero gli orchestrali sul Titanic, È stato un piacere suonare con voi. Io aggiungerei: Ma anche no...». Già, perché il giovane deputato è malato di sclerosi multipla da quando aveva 19 anni. Sul blog di Beppe Grillo la collega del M5S Giulia Di Vita si ribella e denuncia la «vergognosa, indecente, schifosa, indecorosa gaffe» dei deputati democratici e montiani. Descrive la scena degna di una terza elementare indisciplinata: «Ripetevano le sue parole, balbettando a sfottò, ridevano, lo guardavano divertiti».
Il giorno dopo arrivano le scuse da entrambe le parti. Qualcuno respinge le accuse, altri parlano di strumentalizzazione. La Lega chiama in causa i «professionisti del perbenismo» e si chiede «che fine ha fatto, in questo caso, la voce della sempre indignata presidente Boldrini».
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