RomaForse ci siamo. Il carcere per i giornalisti potrebbe diventare presto un ricordo se tutto fila liscio. Mercoledì, in commissione Giustizia alla Camera, si comincerà infatti a discutere un testo di legge che prevede l'addio alle manette per i cronisti. Il vecchio disegno di legge predisposto dai pidiellini Enrico Costa e Gaetano Pecorella potrebbe quindi diventare legge nel giro di cento giorni. Relatori del provvedimento saranno lo stesso Costa e il piddino Walter Verini. Sono quasi dieci anni che si parla di abrogare una norma fascista ma fino ad ora tutto è rimasto lettera morta. Il caso del direttore di Panorama Giorgio Mulè, condannato a otto mesi di prigione, ha riportato in auge la questione.
Il testo su cui si discuterà nei prossimi giorni, oltre a cancellare la galera per i giornalisti, prevede anche che la responsabilità del direttore - oggi sempre coimputato per omesso controllo - sia da dimostrare. Una sorta di inversione dell'onere della prova. Il disegno di legge contempla inoltre nuove regole relative alla rettifica: chi si ritiene diffamato può chiedere al giornalista di rettificare quanto scritto e con questo si chiuderebbe la possibilità di esercitare l'azione penale. Ovviamente, al posto delle manette, il giornalista che diffama andrà incontro a multe più salate rispetto a quanto non siano oggi. Si ritiene, infatti, che il portafoglio abbia una deterrenza maggiore rispetto alle sbarre. Ma non è finita qui. L'altra novità è la cosiddetta «querela temeraria»: se, cioè, la querela di chi si ritiene offeso è ingiustificata, è prevista una sanzione per il querelante.
Parallelamente al testo Costa, c'è pure un ddl presentato da Brunetta e Gelmini, rispettivamente capogruppo e vicecapogruppo pidiellini alla Camera. Oltre allo stop del carcere qui è contemplata pure la modifica delle sanzioni previste per l'ingiuria. Anche in questo caso addio al carcere, sostituito da una multa fino a 3.500 euro e, nei casi più gravi, 5 mila euro. Questa volta, in scia s'è messo pure il Pd che con Felice Casson ha presentato a sua volta un testo che va nella medesima direzione. Accordo bipartisan in vista, quindi. Che sia la volta buona?
Nella scorsa legislatura, scoppiato il caso del nostro direttore, Alessandro Sallusti, si pensò di essere vicinissimi al traguardo dell'abrogazione della galera per i giornalisti. Poi tutto si arenò, complice un voto segreto in Senato su un emendamento presentato dalla Lega. L'abolizione del carcere si impantanò a palazzo Madama un po' per la poca convinzione della sinistra; un po' perché pure nel Pdl c'era chi avrebbe volentieri mantenuto la minaccia della detenzione per i cronisti. Celebre il caso dell'ora ex parlamentare Maurizio Paniz.
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