Il Pdl di governo che regala la cultura alla sinistra

Il Pdl molla la cultura alla sinistra. Ma non era fondamentale?

Il Pdl di governo che regala la cultura alla sinistra

Con la presidenza del Consiglio appannaggio del Partito democratico, era ovvio che il Popolo della libertà rafforzasse la sua presenza nei settori ritenuti strategici dal punto di vista politico e dunque elettorale. Interno, giustizia, dicasteri economici sono stati privilegiati nella scelta di ministri e sottosegretari d'area (se non proprio di partito). La scelta lascia campo libero alla sinistra nei Beni culturali e quasi libero nell'Istruzione. Al Mibac si è insediato Massimo Bray, un piede nella fondazione Italianieuropei, l'altro nella Treccani, entrambi feudi di Massimo D'Alema. I sottosegretari sono Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fondo per l'Ambiente italiano, neoeletta nella lista di Scelta civica con Monti; e Simonetta Giordani, «tecnica» molto vicina sia a Matteo Renzi sia a Enrico Letta, secondo il Giornale dell'arte. Non pervenuto il Pdl. Al ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è arrivata Maria Chiara Carrozza, ex rettore della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, catapultata in Parlamento nelle file del Partito democratico. Competenza indiscutibile, profilo indipendente. Carrozza era comunque uno dei nomi su cui puntava Pierluigi Bersani per dimostrare la sua voglia di rinnovamento. Sottosegretari sono il confermato Marco Rossi Doria, maestro di strada e cofondatore del progetto Chance, Gianluigi Galletti, capogruppo dell'Udc alla Camera, e Gabriele Toccafondi, dirigente di cooperativa, ex deputato del Pdl. Viene da dire: Toccafondi, sei tutti noi. Letteralmente. Il quadro è chiaro. Cultura e istruzione sono saldamente in mano alla sinistra. Almeno a questo giro, non rientravano nelle priorità del centrodestra. Decisione legittima. Sarà anche giusta? Vedremo. Nell'attesa, una cosa è sicura. Il centrodestra sembra aver detto ai rivali-alleati: prego, accomodatevi, questi sono il Mibac e il Miur, fate come se foste a casa vostra. Nel prossimo futuro sarà difficile prendere sul serio, e non rubricare alla voce «pura accademia», le consuete lamentele dei politici sull'egemonia culturale degli «eredi di Gramsci» o il ricorrente dibattito sull'importanza della cultura al fine di rinnovare il Pdl. L'egemonia, sul piano delle idee, delle innovazioni editoriali, dei think tank, è finita da un pezzo.

Resta soltanto nei Palazzi romani e in qualche giornalone: tocca proprio al Popolo della libertà riequilibrare le forze in campo e sdoganare nelle stanze della burocrazia ministeriale termini come «merito», «competizione», «mercato», «sussidiarietà». Sarà per la prossima volta.

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