Caso Sallusti

Paolo Berlusconi: perché Sallusti deve tornare

Ritengo che un editore abbia il diritto-dovere di scegliere i propri direttori. Sallusti gode della mia fiducia. Non ho intenzione di rinunciare a lui

È trascorsa una settimana dalla sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato definitivamente Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere. Ed è passata una settimana dalle sue dimissioni da direttore del Giornale. Ieri sono intervenuti ulteriori fatti nuovi. Abbiamo assistito a un coro bipartisan di solidarietà contro questo scempio. Ieri il ministro della Giustizia, Paola Severino, e il sindacato dei giornalisti hanno chiesto una modifica delle norme liberticide applicate al nostro caso. E il Senato ha incardinato un disegno di legge di modifica delle norme sulla diffamazione a mezzo stampa che dovrebbe godere di una corsia rapida per la sua approvazione.

Apprezziamo tutti questi sforzi. La politica ha imboccato la strada giusta.

Ritengo che un editore abbia il diritto-dovere di scegliere i propri direttori. E non credo sia giusto privarsi di questa libertà. Ho immediatamente respinto con decisione le dimissioni di Sallusti, e solo a sua pressante richiesta mi sono visto costretto ad assecondare le sue volontà.

Sallusti è un uomo libero. Gode della mia massima fiducia. E ha contribuito a portare risultati che mi soddisfano in pieno.

Non ho dunque intenzione di rinunciare a Sallusti come direttore. Per questo motivo gli chiedo di ritornare in sella. Oltre che per le sorti del quotidiano, sento l'obbligo morale di dare un forte segno di urgenza al Parlamento, al governo, al Quirinale, perché si cambi una volta per tutte una legge illiberale.

Sallusti potrà condurre la sua, la nostra battaglia dalla sua scrivania di via Gaetano Negri.

E se la politica non dovesse riuscire a emendare il Codice per tempo, si assumerà la responsabilità di vedere un uomo trascinato via con le manette ai polsi dalla sede del Giornale che dirige.

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