Perugia non trova pace: un ragazzo ucciso in casa

Chissà perché a Perugia. Un giallo a Milano, a Palermo, perfino a Roma ha una sua ragion d'essere, una sua plausibilità. L'atmosfera torbida, convulsa della grande metropoli, i danè che attraggono il malaffare per quel che riguarda Milano. La mafia, con la sua violenza e i suoi misteri. E siamo a Palermo. Roma, per il suo essere crocevia di santi e peccatori, spie e mendicanti, terra di frontiera col Sud del mondo.
Ma Perugia? Perché questa lunga scia di sangue tra il Palazzo dei Priori, il Collegio del Cambio e le incantate stradine medievali di questa quieta città di provincia? Perché in Umbria, nel cuore placido di un'Italia che suggerisce pace, serenità, calma, buon vivere? Cos'è successo, nell'ultimo decennio, per cancellare quello stereotipo che voleva Perugia e il suo territorio come l'eldorado di spiriti eletti, di appassionati d'arte e di un turismo colto, di amanti del buon vivere e di uno stile di vita che una volta si sarebbe detto «a misura d'uomo»?
Ieri, e proprio nel giorno della clamorosa sentenza che richiama dal regno dei morti la figura della povera Meredith Kercher, e da quello dei vivi Amanda Knox e Emanuele Sollecito, ecco un altro delitto, un'altra spaventosa scena del crimine. Muore, assassinato a colpi di pistola nel suo letto, un ragazzo di 24 anni, Alessandro Polizzi. Ferita è la sua fidanzata, Julia Tosti, una ragazza di vent'anni originaria di Castiglione del Lago. Ancora sangue, quando non si era ancora spento l'eco del duplice omicidio commesso negli uffici della Regione, all'inizio del mese, da Andrea Zampi, il tipo che sentendosi rovinato dalla mancata concessione di una licenza trucidò, ricorderete, due incolpevoli impiegate a sangue freddo.
Ieri, dunque, una nuova scena del crimine. In via Ettore Ricci, stavolta, nel quartiere di Madonna Alta, vicino alla stazione. Sono le 3 di notte. Alessandro, un ragazzo che lavora nella ditta del padre, dorme. Julia è accanto a lui. Vivono insieme da tempo. Accade tutto in un baleno. Qualcuno sfonda a calci, o con un arnese, la porta. In un baleno è in camera da letto. Scorge sotto le coltri la sagoma di Alessandro, fa fuoco, lo uccide. Forse cerca di fare lo stesso con la ragazza, lei non sa dire. Forse la pistola s'inceppa, o forse il killer ha deciso che una lezione può bastare, a Julia. E allora sono calci, pugni. E Julia che grida aiuto, e una vicina la sente, balza giù dal letto, si avvicina alla porta, guarda dallo spioncino ma non vede nessuno, e non ha neppure sentito il rumore degli spari, solo quelle urla, il terrore nella voce di quella ragazza. Del killer, quando gli inquirenti la interrogano in ospedale, Julia sa dire poco, se non che aveva il volto coperto.
Un movente? Si, forse un movente c'è. Gelosia, si dice. O qualcosa che le somiglia. Dev'essere cominciato tutto qualche sera fa, quando Alessandro, la vittima, aggredì l'ex fidanzato di Julia. La storia è lì, nero su bianco, sulla denuncia presentata quel giorno ai carabinieri da una ragazza. Era venerdì notte. La ragazza era in compagnia dell'ex di Julia. Mangiavano un panino di fronte a uno di quei camion-chiosco davanti a una discoteca. E insomma ecco che arriva Alessandro e senza dire una parola gonfia di botte il tipo col panino in mano. Botte brutte, 30 giorni di prognosi. I motivi della lite? Di preciso non si sa, ma non è importante; si intuiscono, si fa presto a indovinare. Allora uno dice: beh, è la vendetta del tipo che ha preso le botte. Sbagliato. Perché il tipo è ancora ricoverato in ospedale.

E allora chi? Un amico, un familiare? Calci e pugni da vendicare a colpi di pistola? E possibile che tutto questo, ancora, accada nella placida e (un tempo) quieta Perugia? E questa scia di sangue, all'ombra della casa di Baldo degli Ubaldi e del Palazzo dei Notari, quanto ancora si dovrà allungare?

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