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La piroetta del M5S: prima si scagliava contro D'Amico, ora lo sostiene in Abruzzo

I grillini in passato avevano portato avanti una battaglia contro l'allora presidente della Tua. Adesso però lo appoggiano come candidato presidente della Regione

La piroetta del M5S: prima si scagliava contro D'Amico, ora lo sostiene in Abruzzo
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Il Movimento 5 Stelle si esibisce con una fantastica piroetta, assolutamente degna di nota, anche sul palco dell'Abruzzo. Tutto pubblicamente, tutto con disinvoltura, tutto senza alcuna vergogna. Se da una parte la nonchalance è un elemento che oggettivamente va riconosciuto, dall'altra non si può non prendere in esame i contorni della giravolta. A sinistra c'è grande entusiasmo: a prendersi la scena è la convinzione che i venti della Sardegna possano raggiungere anche la Regione chiamata al voto domenica 10 marzo. L'obiettivo è ben scolpito: battere Marco Marsilio, presidente uscente e candidato del centrodestra. Il campo larghissimo in formato extra large punta su Luciano D'Amico, ma di certo le contraddizioni non possono essere nascoste sotto il tappeto.

Il riferimento non è solo all'ammucchiata rossa che ha trovato lo spirito di riunire sotto lo stesso cappello Partito democratico, M5S, Azione, Alleanza Verdi-Sinistra, Abruzzo Vivo (Italia Viva) e altre liste. Salta all'occhio anche l’atteggiamento dei grillini: ora si immolano per la figura di D'Amico, ma in passato avevano portato avanti una vera e propria battaglia che metteva nel mirino l'attuale candidato dell'accozzaglia. Navigando sul sito del Movimento 5 Stelle Abruzzo risultano evidenti le discrepanze tra i venti di guerriglia politica del 2017 e i toni di lode e le parole al miele che invece vengono riservate ora in piena campagna elettorale a ridosso delle elezioni regionali.

Adesso Giuseppe Conte afferma che in Abruzzo vi è la necessità di portare avanti un processo di cambiamento. "Possiamo farlo con Luciano D'Amico presidente", è l’appello del leader 5S. Secondo cui è giunto il momento di riconsegnare la Regione "agli abruzzesi, a chi lo ama e lo conosce nel profondo". Peccato che il 26 ottobre 2016 l’allora consigliere regionale grillino Domenico Pettinari (che ormai ha intrapreso una strada differente rispetto alla galassia gialla) abbia riservato dichiarazioni al veleno contro D'Amico: "Non vorrei essere proprio io, oggi, ad insegnare ad un docente di economia aziendale come si deve leggere un bilancio. Perché non credo che sia nell'incapacità il problema, ma piuttosto nel voler perpetuare in una propaganda volta al mantenimento di un ruolo".

Successivamente il Movimento accusa l'allora governo regionale di essere caduto in errore sulla nomina del Rettore dell'Università di Teramo alla presidenza della Tua (Società Unica Abruzzese di Trasporto): il 10 gennaio 2017 il consigliere Riccardo Mercante parla di "illegittimità", avanzando il sospetto che le norme giuridiche che regolano il conferimento degli incarichi possano essere state ignorante "in ossequio alla solita e vecchia logica della spartizione delle poltrone e delle prebende". Il 6 febbraio D'Amico decide di rassegnare le dimissioni al fine di "sgomberare il campo da qualsiasi strumentalizzazione" (sul doppio incarico di Rettore e di presidente di una società regionale) rivendicando comunque la "piena legittimità e regolarità" della sua nomina.

Seguono brindisi da parte dei grillini, che da tempo avevano sollevato l'accusa di incompatibilità dei due ruoli. Fa sentire la sua voce l'allora capogruppo Sara Marcozzi, poi candidata presidente del Movimento alle elezioni del 2019 in Abruzzo (oggi fuori dal M5S): "Siamo lieti che tornerà a tempo pieno a curare gli interessi e le criticità dell'Università di Teramo, lasciando ad altri le redini dell'Azienda unica di Trasporto regionale". Senza mezzi termini interviene anche Gianluca Vacca, allora deputato 5S, che punta il dito verso D'Amico per essersi "guardato bene dal perdere la poltrona di Rettore e soprattutto il ruolo di professore ordinario".

Non a caso a livello locale non mancano i mugugni all'interno del Movimento. I malpancisti criticano sia la gestione decisionale che ha portato ad avallare la maxi-coalizione del "tutti dentro" sia la scelta ricaduta sull'ex bersaglio Luciano D'Amico. A livello nazionale le promesse ferree e i toni battaglieri hanno lasciato spazio ai repentini voltafaccia e alle continue piroette che nei fatti hanno deluso una buona parte dell'elettorato grillino.

Anche sui territori il crollo delle preferenze è sintomo del malcontento diffuso. A testimonianza di come Conte non conosca ancora bene la storia del Movimento nelle singole realtà in cui si precipita per promuovere le sfilate elettorali.

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