"Clima di repressione". Il solito disco rotto della sinistra che grida al rischio autoritario

Il fronte giallorosso usa le immagini degli scontri di Pisa per attaccare il governo: "Manganelli facili". Ma la verità è un'altra

"Clima di repressione". Il solito disco rotto della sinistra che grida al rischio autoritario
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Il gioco preferito della sinistra, la caccia al “fascismo eterno”, torna di stretta attualità dopo gli scontri violenti di Pisa. Le immagini dei manifestanti pro-Palestina fermati dalle manganellate dei poliziotti - che faranno certamente discutere – diventano il pretesto prefetto per gridare al rischio autoritario in Italia. Le eventuali giustificazioni delle forze dell’ordine che, giova ricordarlo, erano di fronte a un corteo non autorizzato, saranno carta straccia per le opposizioni nostrane. Il ritornello della sinistra è già iniziato. Peccato che le immagini degli scontri, come spesso accade in questi casi, mostrano una parte della verità e ne nascondono altre mille.

Il "rischio" autoritario

Gli studenti pro-Palestina, diretti al consolato americano al grido di “Palestina Libera”, erano già diventati lo strumento perfetto da lanciare contro l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ma andiamo con ordine. Il rischio autoritario, come da copione, comincia nella giornata di ieri. Subito dopo le immagini crude degli scontri, la sinistra si fionda sui principali canali social. La denuncia di un preludio al Ventennio è iniziata. La segretaria dem, prima guerriera anti-autoritaria, scrive sul suo profilo Instagram: “Basta manganellate sugli studenti”. E aggiunge: “Le immagini di Pisa sono inaccettabili - srive Elly Schlein - studenti e studentesse intrappolati in un vicolo e caricati a manganellate dalla polizia”. Poi, a stretto giro, l’attacco diretto al governo:“Presentiamo subito un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, affinché chiarisca”. E infine, come in un gioco delle parti già visto e rivisto, ecco l’allarme autoritario:"C’è un clima di repressione che abbiamo già contestato mercoledì scorso al ministro in Parlamento”.

Il leader pentastellato, in costante competizione con la compagna Elly, prova a rilanciare su X. Nuovo social, stesso allarme fascismo: “Ancora una volta manganellate contro chi protesta per il massacro in corso a Gaza – scrive Giuseppe Conte - Questa volta a Pisa, ai danni di studenti, giovanissimi. Altri episodi ci sono stati a Firenze. Sono immagini preoccupanti, non degne del nostro Paese. Non può essere questa la risposta dello Stato al dissenso".

La sinistra mediatica lancia l'allarme

Un coro che trova i suoi violini nelle prime pagine dei giornali “progressisti” di oggi. La Repubblica prova a superare il fronte politico giallo-rosso. Il titolo è autoesplicativo: “Manganelli facili”. Nel sommario si legge: “Cariche della polizia contro gli studenti alle manifestazioni non autorizzate pro-Palestina. Decine i feriti”. Le eventuali ricostruzioni delle forze dell’ordine non esistono nella narrazione della gauche mediatica. Il commento, affidato a Massimo Giannini, rincara la dose: “Dal populismo all’intolleranza”. Il Fatto Quotidiano non si tira indietro e rilancia: “Manganelli, le surreali scuse della polizia dopo i pestaggi”. La foto copertina ritrae una studentessa con il viso colmo di sangue e il quadro è completo. Il riassunto de La Stampa segue la reazione di Schlein e Conte: “Botte agli studenti, bufera su Piantedosi”. Il commento ci spiega: “Basta violenze sui nostri figli”.

La verità sul blitz degli antagonisti

La narrazione a senso unico è iniziata. Si salvi chi può. Ma questa narrazione comoda a sinistra, davanti alle parole di un agente in servizio a Pisa, crolla come un gigantesco castello di carta. "Gli agenti - ha spiegato il poliziotto a IlGiornale.it - sono stati schiacciati contro il mezzo della polizia(che impediva ai dimostranti di proseguire, ndr) e per liberarsi dalla morsa hanno duvuto per forza fare un'azione di alleggerimento, dapprima con gli scudi e poi, non riuscendo a fermare i manifestanti, con qualche manganellata”. E qui, la repressione utilizzata dalla polizia, e denunciata a sinistra, assume un significato del tutto diverso. Le sfumature sono molte: "C'erano gruppi universitari e persone appartenenti ai centri sociali”, ha spiegato il referente pisano del sindacato di polizia Sap. E i feriti tra i poliziotti non sono mancati: "Abbiamo avuto anche dei feriti tra i poliziotti – ha spiegato - mi sembra tre".

Davanti alle parole dell'agente, protagonista dello scontro e qunindi fonte primaria per ricostruire l'accaduto, la parola d'ordine della sinistra dovrebbe essere il silenzio. La ricostruzione delle forze dell'ordine, in questo caso, è un bastone nelle ruote della narazione preparata ad hoc dalla sinistra.

Il mantra per dem e gillini rimane lo stesso: buttare in pasto all'opinione pubblica le immagini talvolta crude degli scontri e legarle a doppio filo con la maggioranza di governo. Una strategia politicamente vincente solo nel breve termine.

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