Il premier boccia la legge elettorale E va a cercare voti pure su Twitter

Il premier boccia la legge elettorale E va a cercare voti pure su Twitter

RomaProfessore in economia, advisor per Goldman Sachs, tecnocrate europeo, senatore a vita, premier tecnico, politico super partes, politico in parte, candidato-non candidato, agenda, capo di coalizione, aspirante premier di maggioranza. Succede quel che si temeva: di trasformazione in trasformazione, Mario Monti sbarca anche sul web, si cimenta con l'infernale macchina dei cinguettii, diventa virtuale per un paio d'ore. Esperimento dagli esiti controversi. Il prossimo passo, assai rischioso, potrebbe essere alle future elezioni. La completa smaterializzazione.
Giornalisti plaudenti a parte, l'ultima performance del presidente del Consiglio suscita curiosità e molte critiche tra gli internauti. Non amando i comizi («non chiedetemi troppo»), refrattario ai bagni di folla, il Prof decide di mettersi al passo con l'«innovazione» di cui s'è autonominato alfiere. Sorretto dallo staff - a detta dei tecnici del web all'altezza del compito - dà appuntamento per le 11 di ieri mattina su Twitter. Il botta e risposta live suscita, com'era facile prevedere, 15mila tweet, con picco di 116 al minuto, e oltre 5mila follower («seguaci») acquisiti (dati Blogmeter). Ma delle oltre duemila domande, Monti risponde soltanto a 16 in due ore: un picco, non d'efficienza. La giustificazione è che il Prof avrebbe preteso di rispondere personalmente (da rivedere allora la velocità di battitura tasti). Ma alcuni maliziosi blogger sospettano che dopo un po' il coraggioso neofita si sia eclissato, lasciando lo staff a rispondere (prova ne sia la rimozione del primo video messo in rete, dal quale si poteva riscontrare l'effettiva presenza). Altre critiche piovono per la selezione delle domande cui rispondere (a influencer, piuttosto che alla società civile). A fare davvero impressione, però, è stato vedere il compassato professore alle prese con faccine sorridenti e «Wow!» giovanilistici. Tanto smaccatamente fasulli da ricordare quei vecchietti con foulard, camicia a fiori e zazzera in chopper.
Ma al bando le polemiche. Monti ci ha provato e, in tempi di ipercomunicazione sotto vuoto spinto, ha fatto pure bene. Se ne parlerà (ne siamo la prova). A deludere, invece, è il pensiero in pillole del Prof: non per la brevità (ogni cinguettio prevede infatti 140 caratteri), bensì per la banalità. L'unico tweet degno di nota riguarda il primo passo che il candidato civico promette in caso di ritorno a Palazzo Chigi: «Una legge elettorale seria. Questa non è degna di un Paese come l'Italia». Strano, non risulta che il suo governo si fosse dato un grandissimo daffare. Ma quando il professor D'Alimonte prova a chiedergli in che modo la cambierebbe, il cinguettio muore lì. Il resto è ordinaria amministrazione, come il governo che presiede: «valorizzare il ruolo delle donne», «lavorare sulla scuola affinché un giorno dirigenti scolastici e docenti siano orgogliosi di esserlo», «costa molto salvare Spagna e Grecia, ma sicuramente meno di quanto sarebbe costato salvare l'euro!». E sull'edificante alleanza con Udc e Fli? Monti non risponde alla provocazione di Tremonti («Tua formazione matrioska: sviti Monti ed esce Casini, lo sviti ed esce Fini, lo sviti ed esce Montezemolo») ma sostiene di voler «alleare la società civile e donne e uomini in politica scelti con rigore». Dialogherà «con tutti, anche se avessi la maggioranza».

Qui il tweet gli scappa - «il bello della diretta» scrive - così aggiunge «sostegno a governi non riformisti: NO». Finale sconvolgente: «Non vorrei fermarmi più! Ma se continuo a twittare non preparo le liste per raccogliere le firme. Grazie!». Una scusa per mollare, che neanche un quindicenne.

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