L’imperativo ora è correre, rispettare e dare sostanza a un accordo che prevede «riforme in cambio di flessibilità ». Un patto non scritto, stipulato nel corso dell’ultimo Consiglio europeo con la Germania, che impone a Matteo Renzi di uscire dall’anticamera delle parole e irrompere sul terreno dei fatti. È questo l’invito che il premier italiano trasmette ai suoi, lasciando Bruxelles. «Abbiamo fatto capire che non andiamo col cappello in mano ma ci facciamo rispettare. Adesso però la palla è tutta nel nostro campo». E i mille giorni sono «l’orizzonte di cui necessitiamo».
Il messaggio trasmesso al governo ma soprattutto al partito è quindi quello di rimettersi in riga e lavorare a testa bassa, così da convincere con i fatti l'Europa a concedere l'agognata flessibilità, in sostanza lo sforamento dai parametri di Maastricht. «Tocca a noi, in Italia, fare le riforme se vogliamo la flessibilità dall'Europa». Un percorso che dovrà prendere corpo già nel corso della settimana così da mettere fieno in cascina prima della pausa estiva. Domani si inizierà con i primi voti in commissione Affari costituzionali del Senato sulla riforma di palazzo Madama. Una sessione che si protrarrà per tutta la settimana e che il premier attende per verificare la compattezza del fronte che dovrebbe dare il via libera alla riforma e la tenuta del suo Pd, messo di fronte ale sue responsabilità. Per questo Renzi non nasconde che la prossima sarà «la settimana chiave delle riforme», una sorta di tutto per tutto punteggiato da incontri con Forza Italia, M5s e con i parlamentari del Pd. Domani pomeriggio poi si riunirà il Consiglio dei ministri dove dovrebbe approdare la prima bozza sulla riforma della giustizia sul quale si concentrano fibrillazioni e pressioni incrociate. La discussione dovrebbe portare a un chiarimento politico, mentre le critiche giunte dalle associazioni di categoria, toghe e avvocati, nelle intenzioni non dovrebbero scalfire l'impianto di una riforma che non avrà contenuti rivoluzionari.
Si tratterà soltanto di un primo confronto perché il testo vero e proprio prenderà forma in via definitiva soltanto all'inizio della prossima settimana. Domani dovrebbe anche essere presa una decisione sul sostituto di Antonio Tajani alla commissione. Si deciderà se puntare tutto su Federica Mogherini alla guida della diplomazia europea oppure virare su un portafoglio di peso, di quelli che contano davvero a Bruxelles, tra Commercio, Energia e Agricoltura, ma che difficilmente verranno concessi all'Italia. Mercoledì poi il premier volerà a Strasburgo per il discorso alla sessione plenaria del Parlamento europeo sulle linee guida del semestre italiano. «Un discorso a cui tiene molto e a cui ha lavorato già oggi» fanno sapere da Palazzo Chigi.
Perché al di là di una guerra di posizionamento nello scacchiere europeo, Renzi sa che esistono ricadute molto concrete che derivano dal successo del semestre: la flessibilità vuol dire risorse per la crescita, moneta sonante con cui giocare al meglio la sua scommessa politica. E giustificare il nuovo ancoraggio di lungo termine proclamato due giorni fa: quei «mille giorni» di governo che soltanto la ripresa dell'economia potrebbe davvero assicurargli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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