Mille giorni per fare le riforme, ma senza sforare i vincoli europei sul deficit, con il fiato dei falchi tedeschi sul collo. Matteo Renzi, archiviati i primi 100 giorni di governo «scoppiettanti», chiede altro tempo. Per la precisione, tutta la legislatura. Ma, a a parte toni e frasi ad effetto di critica a Bruxelles a proposito di immigrazione e crescita, sul rispetto dei vincoli europei di bilancio manda segnali rassicuranti ai partner Ue. In questi anni, il tetto del 3% del deficit sarà rispettato. Prudenza rivolta soprattutto, ai rigoristi tedeschi che hanno corretto e frenato le aperture del cancelliere Angela Merkel.
Ad aprire la giornata di ieri, dopo l'ottimismo di lunedì, è stata appunto un'intervista del presidente della Bundesbank Jens Weidmann contro l'ipotesi di margini di flessibilità maggiori ai paesi come l'Italia e la Francia. Ammorbidire il Patto di stabilità e crescita, per il banchiere, sarebbe «fatale» e «potrebbe scatenare massicce scosse» nell'eurozona. Si fa vivo anche il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schaeuble, per dire che «Accumulare nuovo debito sarebbe la cosa peggiore da fare in questo momento». Offensiva non casuale quella tedesca, rivolta soprattutto all'Italia che sta giocando in un'unica partita le nomine nelle istituzioni europee e maggiori margini sui conti.
La risposta del premier è piccata. Ma poi rassicura che il tetto del 3% sul disavanzo verrà rispettato. «La Germania che cresce più di ogni altro Paese europeo non avrebbe la possibilità di affrontare la crisi se Schroeder, durante il semestre di presidenza Ue, non avesse presentato quel pacchetto di riforme». Ma «noi non chiederemo, come fecero a loro tempo i tedeschi» e i francesi «di superare il 3 per cento, chiediamo di aiutare lo sforzo per le riforme».
La strategia italiana nel breve termine è di presentare all'Europa «un pacchetto di riforme puntuale, in grado di abbracciare la legislatura e chiedendo in cambio un riconoscimento di quella flessibilità che sta dentro le regole Ue». Quindi nessun cambiamento nelle regole europee su deficit e debito.
Per le riforme servono però tempi lunghi e una maggioranza parlamentare blindata. «Ci prendiamo, dopo i primi 100 giorni più o meno scoppiettanti, un arco di tempo più ampio, di medio periodo, mille giorni, dall'1 settembre 2014 al 28 maggio 2017». Quindi mille giorni per fare le riforme. In questo arco di tempo «sfidiamo il Parlamento, fermo restando che se volete potete mandarci a casa domani mattina», ha detto il premier ai deputati che hanno approvato il discorso di apertura del semestre di presidenza italiano dell'Ue con 296 voti a favore e 169 i contrari.
Per avere il via libera dell'Europa serve una maggioranza in grado di fare le riforme. Ma per fare digerire le riforme serve un cambio di passo dell'Europa. Chi viola il Trattato è proprio chi parla solo di stabilità», non capendo che «non c'è stabilità senza crescita».
L'Italia, assicura, «oggi è più forte e ha recuperato autostima e autorevolezza per sedersi ai tavoli europei», dove ora non ci presentiamo più «con il cappello in mano». Peccato che l'Italia sia ascoltata molto poco anche su temi meno caldi dei conti. Ad esempio sull'immigrazione.
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