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Il presidente della Bce: «L'importante è continuare con le riforme strutturali, unico modo per rilanciare la crescita»

Roma«I mercati sono meno spaventati dei politici, e anche dei giornalisti, sull'esito del voto in Italia. È la democrazia, qualcosa che ci sta a cuore, e i mercati lo sanno». Per fortuna che c'è l'altro Mario a Francoforte, Mario Draghi. Poche parole, al termine del consiglio direttivo della Banca centrale europea, e lo spread cala, le Borse migliorano (anche quella di Milano), diminuisce la tensione. Il presidente della Bce ricorda che nei prossimi tre-quattro anni sono previste 34 tornate elettorali nell'Eurozona, e aggiunge: «L'esito delle elezioni italiane, e altri fattori come la spinta francese alla monetizzazione del debito da parte della Bce, non hanno alcun impatto sull'unità di intenti dell'Europa verso le riforme». Del resto, osserva, «dopo un certo eccitamento iniziale nel dopo elezioni, ora i mercati sono tornati più o meno dove stavano prima».
È inevitabile che gli avvenimenti politici nel nostro Paese, col successo di un movimento dichiaratamente contrario alle regole dell'euro e ostile alla stessa moneta unica, attirino l'attenzione della stampa internazionale. E visto che c'è un italiano al timone della Bce, le domande sono insistenti. Ma Draghi rimane impassibile. L'Italia, spiega, «deve continuare il percorso delle riforme strutturali, l'unico modo per rilanciare la crescita». Fare le riforme è essenziale perché scenderebbero gli spread, si avrebbero tassi più bassi sui prestiti alle imprese, e si otterrebbe la creazione di più posti di lavoro. «È questo il percorso da seguire, e comunque molti dei processi di risanamento andranno avanti - prevede - con il pilota automatico».
No comment, invece, sulle ipotesi di referendum per decidere l'uscita dell'Italia dall'euro, come prospettato dal movimento di Grillo. Draghi non ha voluto rispondere (ma per fortuna c'è la Costituzione che vieta i referendum popolari sui trattati internazionali, oltre che in materia fiscale). Il presidente della Bce ricorda inoltre che lo scudo anti-spread, ovvero il piano di acquisto di bond da parte della banca centrale che rappresenta una vera e propria rete di protezione, è sempre in vigore.
Rassicurante sull'impatto del voto italiano sui mercati, Draghi non può invece essere altrettanto ottimista sull'andamento dell'economia reale nell'Eurozona. In particolare, è allarmato dall'aumento della disoccupazione in Europa: all'inizio di quest'anno, Eurostat ha valutato in 19 milioni il numero dei senza lavoro. L'alta disoccupazione «è una tragedia, ancora più grande quando riguarda i giovani», dice. La debolezza si sta protraendo, e la ripresa potrà arrivare «più avanti», nella seconda metà di quest'anno. La Banca centrale europea vede un 2013 che si concluderà con il segno meno, intorno al -0,5%. E comunque la ripresa nella zona euro potrebbe essere modesta, con una previsione aggiornata dell'1%,3%, in ribasso rispetto al precedente 1,5%. Alcuni indicatori segnalano fin d'ora una stabilizzazione dell'attività economica, ma su bassi livelli. Insomma, c'è ancora tanto da remare per uscire dalla stagnazione.
La graduale ripresa sarà legata al rafforzamento della domanda mondiale e alla politica monetaria della stessa Bce, che resterà accomodante. Nessuna exit strategy, dunque, dalle misure straordinarie varate dall'Eurotower.

Anzi, grazie al calo dell'inflazione, che quest'anno dovrebbe raggiungere l'1,6% e scendere ancora all'1,3% nel 2014, si sta incominciando a discutere di un possibile ribasso dei tassi d'interesse, che ieri sono stati lasciati fermi al minimo storico dello 0,75%. Le parole del presidente della Bce contribuiscono a tranquillizzare le Borse europee e il mercato dei titoli di Stato. Anche Milano chiude con un lieve rialzo dello 0,3%.

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