«Angelino, ma perché non vieni giù tu...». Nelle decine di telefonate che partono da Roma con destinazione Malindi più d'una volta il Cavaliere prova a uscire dall'angolo rilanciando la palla dall'altra parte. Di rientrare in Italia per discutere di primarie e magari doversi pure sorbire un ufficio di presidenza del Pdl, infatti, non ne ha per niente voglia. E così prova a buttarla lì: «Questo posto è meraviglioso, incredibile. Vieni giù tu». Magari è solo una battuta o una frase lanciata lì nella speranza di riuscire a conquistarsi qualche giorno di relax in più in Kenya. Di certo è la fotografia di quanto Silvio Berlusconi sia distante da un Pdl nel quale continua a non riconoscersi e da primarie che - per usare degli eufemismi - trova non solo «inutili» ma addirittura «dannose» eppure una «spesa inutile».
Non è un caso che lunedì - pur unendo le forze e attaccandosi tutti al telefono - Alfano, Denis Verdini e Gianni Letta fanno una fatica enorme a convincere il Cavaliere a lasciare il resort di Flavio Briatore per rientrare a Roma. L'ex premier non ne ha affatto voglia e lo dice chiaro e tondo, come altrettanto evidente è il fatto che le primarie non lo convincono per nulla. Alla fine, però, è costretto a cedere. Mette da parte le passeggiate all'alba sulla spiaggia in compagnia di Briatore e le nuotate in piscina e si mette in volo per l'Italia. Martedì arriva a Milano giusto in tempo per vedere Milan-Malaga e ieri atterra a Roma all'ora di pranzo per il faccia a faccia con Alfano.
Un incontro fiume, a tratti molto teso. Quattro ore di discussioni, con il segretario del Pdl a ribadire che da un passo indietro la sua immagine «ne uscirebbe devastata» e Fabrizio Cicchitto a insistere che «ormai bisogna andare avanti». Con Verdini e Letta che cercano di mediare e che alla fine strappano a Berlusconi una sorta di via libera alle primarie. Un «fate un po' come volete» che è il termometro di quanto Berlusconi sia appassionato all'argomento. E che, chissà, magari in caso di flop in un domani potrebbe anche trasformarsi in un «lo avevo detto io». Oggi dovrebbe tenersi l'ufficio di presidenza del partito che approverà le regole delle primarie e il Cavaliere - nonostante una certa ritrosia - dovrebbe esserci. All'inizio aveva fatto presente di avere degli impegni a Milano, ma pare sia riuscito a liberarsi. A Villa San Martino, però, dovrebbe tornare al più tardi venerdì, visto che sabato potrebbe essere nuovamente in volo per il Kenya. Sembra ne sia rimasto così affascinato che pare non escluda di farsi un pied-à-terre in quel di Malindi. «È un posto meraviglioso, una natura stupenda», continua a ripetere a chi ha occasione di sentirlo.
Ma l'incontro di ieri a Palazzo Grazioli, già teso di per sé, è stato anche motivo di un ulteriore frizione. Gli ex An, in primis Ignazio La Russa, si sono infatti sentiti volutamente esclusi dal vertice e il giro di telefonate che ne è seguito è stato piuttosto acceso. Al punto da ipotizzare che Berlusconi li avesse tenuti fuori dall'incontro perché tra le richieste da fare ad Alfano ci sarebbe stata anche quella di allentare il legame con La Russa e compagni. Un attrito che in serata sarebbe però rientrato. Avanti, dunque, con le primarie all'americana. Con buona pace dell'ipotesi modello X Factor proposto da Guido Crosetto (voto online aperto a tutti e un eliminato ogni settimana che al momento dell'uscita avrebbe dovuto fare il suo endorsement su uno dei candidati ancora in corsa). Al Cavaliere non piacciono, ma sempre meglio del modello Pd che proprio gli fa venire l'orticaria.
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