Processo flash: testi tagliati a senso unico

MilanoE va bene che bisognava fare in fretta. Anche la Cassazione, d'altronde, ha dimostrato - fissando il processo a martedì prossimo, con mezz'Italia sotto l'ombrellone - di condividere la necessità di mettere rapidamente una parola fine all'interminabile processo a Silvio Berlusconi per la vicenda dei diritti tv. Ma tra i temi che i cinque giudici della sezione Feriale dovranno affrontare c'è proprio quello relativo alla brusca accelerazione che a un certo punto venne impressa al processo al Cavaliere, facendo saltare d'autorità una lunga serie di testimoni a difesa, che il tribunale all'inizio aveva ritenuto rilevanti. E sui quali a un certo punto cambiò radicalmente idea in nome della «ragionevole durata del processo»: ma di fatto, secondo i difensori del Cavaliere, andando a calpestare i diritti della difesa e impedendo di accertare la verità.
Come stanno davvero le cose? È indubbio che la lista di testimoni presentata dai legali di Berlusconi era bella lunga: 170 persone, in buona parte residenti all'estero e quindi non facili da rintracciare. Ma strada facendo un po' di accuse vennero a cadere, e con esse anche la necessità di parecchie testimonianze. Nel marzo 2010, su invito del giudice d'Avossa, i legali rinunciarono a 83 testi, poi a altri 15 ma al tribunale non bastava. L'11 aprile d'Avossa sforbicia d'autorità la lista, riducendola a 22 testimoni. Otto vennero interrogati. Il 21 maggio 2012 il giudice fece sapere che per lui ormai il quadro era chiaro, cancellò i 14 testi superstiti e diede la parola al pm per la requisitoria. Nella sentenza d'appello, quella che conferma la condanna di Berlusconi a quattro anni di carcere, i giudici sposano in pieno questa linea dei colleghi che li hanno preceduti.
Sarà ora la Cassazione a dover valutare se fossero davvero tutti testimoni superflui, o se invece - come sostengono Niccolò Ghedini e Franco Coppi nel loro ricorso - il risultato sia stato un processo «a senso unico», in cui gli unici testimoni tagliati sono stati quelli della difesa. Tenendo presente che tra i testi cancellati dalla lista alcuni avrebbero dovuto parlare di uno dei temi chiave del processo: le società estere attraverso cui venivano acquistati da Mediaset i diritti dei film da trasmettere erano scatole vuote, come sostiene la Procura, passaggi utili solo a gonfiare le spese, truffando il fisco e creando fondi neri? O erano intermediari reali, società da tempo operanti sul mercato? Una risposta interessante poteva essere, per esempio, quella di Rodolfo Schmidt, dirigente di una azienda che si chiama Green Communication, e che per i giudici di primo e secondo grado è il classico esempio di società fasulla: e al quale le difese volevano chiedere se e da quanto avesse operato sul mercato, e per quali clienti oltre a Mediaset.
È un tema delicato, questo delle testimonianze tagliate. Fa parte di uno scenario più generale che ha visto Berlusconi lamentare l'indifferenza e a volte il dispregio verso i suoi diritti di imputato.

Su una parte delle sue proteste, quelle contro il rifiuto dei rinvii per legittimo impedimento, il Cavaliere si è già visto dare torto fin dalla Corte Costituzionale. Ma qui la Cassazione, secondo Ghedini e Coppi, è chiamata a rispondere ad una domanda diversa e cruciale: è più importante che il processo sia veloce o che sia giusto?

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica