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Processo Mediaset, la difesa: "Berlusconi venga assolto"

Oggi le arringhe difensive in un processo che si trascina da tempo immemorabile. Ghedini e Longo contestano la radice dell'ipotesi dell'accusa

Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi
Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi deve essere assolto "perché il fatto non sussiste" o, in subordine, "per non avere commesso il fatto". Lo hanno chiesto oggi i difensori dell'ex presidente del Consiglio, Niccolò Ghedini e Piero Longo, nelle loro arringhe difensive davanti ai giudici della prima sezione civile che stanno processando Berlusconi per la vicenda dei diritti televisivi. È il processo, che si trascina da tempo immemorabile (la prima udienza é del novembre 2007), che vede il Cavaliere accusato di frode fiscale per avere - secondo la ricostruzione del pubblico ministero Fabio De Pasquale - gonfiato il costo dei film americani comprati dalle reti televisive Fininvest. In questo modo si sarebbero alterati i bilanci del gruppo del Biscione, in modo da pagare meno tasse; e in contemporanea sarebbero stati sottratti dai bilanci del gruppo somme rilevanti, destinate ad approdare sui conti esteri di Berlusconi. Alla base della ricostruzione della Procura c'é un teorema di fondo: che Berlusconi fosse il "socio occulto" di Frank Agrama, l'ex regista divenuto uno dei più importanti grossisti di diritti televisi del mondo, e principale fornitore di Fininvest e poi di Mediaset. Secondo De Pasquale, Agrama avrebbe incassato per la cessione dei film molto più del valore di mercato delle pellicole, e avrebbe poi spartito con Berlusconi la quota in eccesso. Nella sua requisitoria, De Pasquale aveva per questo chiesto la condanna del Cavaliere a tre anni e otto mesi di carcere.

Nelle loro arringhe, Ghedini e Longo hanno contestato la radice dell'ipotesi dell'accusa, e cioè i presunti rapporti occulti tra Agrama e Berlusconi. Hanno anche anche sostenuto che da quasi vent'anni, e cioè dalla data del suo ingresso in politica, Berlusconi non si occupa più degli affari contabili e fiscali delle sue aziende, e che non si può utilizzare a suo carico il criterio del "non poteva non sapere". Ma soprattutto Ghedini e Longo hanno sostenuto che non é possibile parlare di prezzi gonfiati in un mercato come quello dei diritti televisivi, dove i rapporti planetari tra le major hollywoodiane e i network televisivi sono condizionati da una serie talmente vasta di variabili da non poter indicare con certezza il valore di mercato delle pellicole. Dalla loro parte, Ghedini e Longo hanno una recente pronuncia del tribunale di Milano: il giudice preliminare, chiamato a valutare una seconda richiesta di rinvio a giudizio a carico di Berlusconi, presentata dallo stesso pm De Pasquale in un'altra vicenda sostanzialmente analoga, ha disposto il proscioglimento di Berlusconi con formula piena.

Nei loro interventi i due legali hanno anche chiesto che il tribunale non pronunci la sua sentenza fino a quando non sarà stato risolto dalla Corte costituzionale il conflitto di attribuzioni con la Camera: la presidenza di Montecitorio si era rivolta alla Consulta dopo che il tribunale di Milano nel marzo 2010 aveva rifiutato il rinvio di una delle udienze nonostante che Berlusconi, all'epoca presidente del Consiglio, fosse impegnato in attività di governo.

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