RomaZitti tutti, parla Monti. Anzi Montistein, il mostro creato in una notte di luna piena, tuoni e fulmini finanziari da Frau Blucher-Merkel. Del professore super partes persa ogni traccia: al suo posto, gettato il loden, l'innesto poderoso di organi, sembianze e difetti di un'intera classe politica.
Parla, anzi straparla dagli studi Rai di UnoMattina. Bacchetta e dà pagelle, sfotte gli avversari e «silenzia» i nemici, o chiede di farlo per non sporcarsi troppo le mani. Sogna di vincere, anzi stravincere. Poi magari di allearsi con il Pd, sempre che «Bersani abbia coraggio» e riduca al silenzio i «simpatici conservatori poco aggiornati», tipo Fassina, Vendola, la Cgil, la Fiom, che hanno ostacolato le riforme. Altrimenti «saranno problemi», minaccia. «Tagliare le ali estreme è buona cosa», pontifica. E pontificando passa agli «estremisti» della parte avversa, tipo quel professor Brunetta che gli fa i conti in tasca al suo governo sul Giornale ormai da mesi. «Posizioni del Pdl che hanno impedito riforme per iniettare più concorrenza nei mercati delle libere professioni», esordisce. Ma la continenza è perduta: «Penso, per esempio, all'onorevole Brunetta che sta portando, con l'autorevolezza di un professore di una certa statura - pausa allusiva - accademica, il Pdl su posizioni piuttosto estreme e settarie». Manca qualcuno al catalogo dei buoni e cattivi? Certo, il Cavaliere. «Se il presidente Berlusconi ritiene che io sia poco credibile sono poco credibile... Rispetto il suo giudizio che non è l'unico che esiste su di me... Ha dimostrato una certa volatilità di giudizio sulle vicende umane e politiche». Sistemato pure lui.
Tirato giù dal gozzo ciò che evidentemente vi sostava da mesi, il premier ancora in carica passa alla routine. Cioè al «fenomeno», nel caso del Prof. Il calo dello spread che «non è effimero ma durerà», la patrimoniale che «non è il diavolo ma si deve fare altro», la Germania che «si sta muovendo nella direzione da noi auspicata», la solita «luce nel tunnel che si sta avvicinando, un Tir tedesco» (ride della battuta), il «bis al governo per far vedere che non ho la cattiveria del tassatore», e le sue liste che «non sono quelle del Rotary perché io le lobby le combatto». Poteva starsene tranquillo ad attendere «certi incarichi» (il Quirinale) ma, sollecitato da «tanta gente comune» per caso di coscienza «ho cercato di scendere dalle mie altezze e salire in politica».
Se questo è il risultato, ai primi vagiti della campagna elettorale, scenderà ancora. O farà salire la tensione, perché il Montistein riesce a coalizzare contro di sé un moto unanime di sconcerto, sorpresa e protesta che va da Storace alla Finocchiaro, da Zavoli (per l'occupazione mediatica della Tv di Stato) a Corsaro («Alla faccia della sobrietà!»). Allo stesso Berlusconi, che comincia «a dubitare delle sue capacità di giudizio». Signorile Brunetta: «Tagliare le ali vuol dire far fuori Fassina e me con i nostri cattivi consigli. Non solo si è montato la testa, ma ha proprio perso la testa. La cosa che mi ha toccato è stato il silenziare Fassina, un mio avversario. Inaccettabile. Un premier tecnico si permette in campagna elettorale di dire a un esponente del Pd di rilievo che Bersani dovrebbe silenziarlo? È impazzito?». Il leader del Pd, già infastidito dalle precedenti sortite del Montistein, commenta dignitoso: «Tutti i difetti del Pd si scoprono oggi, per un lungo anno non si sono visti. Ma chiedo il rispetto per tutto il Pd. Siamo un partito liberale che non chiuderà mai la bocca a nessuno». Autoritario, pasticcione, prepotente, il coro è unanime.
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