Roma - Storia di un flop annunciato. Lo stesso Monti sente il puzzo della sconfitta e non lo nasconde. Così, proprio in zona Cesarini, all'ultimo secondo utile della campagna elettorale, cede alla crisi di nervi. Venerdì sera, tribuna elettorale su Rai2, è davanti al conduttore Gianni Scipione Rossi e ai giornalisti Macaluso (Corriere della Sera), Napoletano (IlSole24Ore), Tito (Repubblica) e Belpietro (Libero). Il tempo sta per scadere e, come per gli altri leader sfilati in studio prima di lui, anche al premier si raccomanda la brevità. Ma SuperMario s'infuria.
Già durante i 40 minuti della trasmissione il Professore è parso balbettante, specie di fronte alle domande del direttore di Libero. Quesiti scomodi soprattutto in tema di mercato del lavoro e di tagli alla spesa pubblica. Sulla spending review, l'affanno di Monti è palese: tentenna, tartaglia, cerca di giustificarsi. «Beh, molte cose sono state annacquate dal Parlamento», prova a scaricare il barile. Poi rovista nei fogli che ha davanti a sé, sulla scrivania: «Beh... Poi le darò... Mhh... Dunque... Beh... Metteremo sul sito...». Belpietro gli ha appena chiesto del fallimento della sua spending review. Monti sembra accusare il colpo ma si va avanti. Il tempo sta per scadere. «Ultime domande telegrafiche e risposte altrettanto telegrafiche», si raccomanda il conduttore. «Farebbe il ministro di un governo Bersani?». Monti è irritato: «È prematuro», dice prima di passare all'attacco del Cavaliere che non c'entra nulla con la domanda ma vabbè. «In ogni caso non si creda a un grammo di ciò che dice Berlusconi che c'è un'alleanza Monti-Pd».
Il Professore sta perdendo la pazienza. Altra domanda sulle alleanze: «Esclude di far parte di una maggioranza con Vendola?». Monti pesa le parole mentre le lancette corrono: «Beh, diciamo, che mi sembra quasi impossibile. Allo stato degli atti...».
Manca poco, il gong finale si avvicina, e tocca a Belpietro l'ultima domanda. Punge sul Monte dei Paschi: «Il Monti bond non le sembra uno strumento opaco? Non è un prestito, non è un acquisto di azioni e sconta un rischio: c'è la possibilità che non venga rimborsato e che subisca le perdite della banca. Non le sembra di aver messo a rischio i soldi degli italiani?».
Monti vacilla: «Per ora non abbiamo erogato un euro...». «Quindici secondi», lo invita a chiudere il conduttore. Il premier cede definitivamente all'ira. Sbotta, alza la voce: «Beh, allora non mi fa queste domande, abbia pazienza!». Il loden ormai è riposto in un cassetto per lasciar posto alla canottiera stile Bossi. «Finisca il suo ragionamento», lo riprende Scipione Rossi. Il senatore a vita pare il Senatùr. Schiuma rabbia: «Il primo ospite l'avete lasciato strabordare e anche dopo che lei l'ha congedato è andato avanti a dire quanto fosse vitale!», si lamenta quasi gridando. «Quaranta minuti sono quaranta minuti», replica inflessibile il padrone di casa.
C'è spazio per l'ultima frase: «Qualora la banca non rimborsi il prestito, lo Stato entrerebbe nella banca», assicura Monti, ormai al tappeto. Sconfitto dai nervi. Abbattuto dall'allergia alle critiche. Piegato da quello che le prossime potrebbero svelare: che il sogno di gloria resti, appunto, un sogno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.