Ma quale Alzheimer James Bond non invecchierà mai

Lo spione in realtà è Michael Caine: "Connery è malato". Ma è stato smentito dall'interessato. E dalla mitologia...

Ma quale Alzheimer James Bond non invecchierà mai

L'ultimo film interpretato da sir Sean Connery risale al duemila e tre e porta il titolo de «La leggenda degli uomini straordinari». Sir Connery recita il ruolo di un agente segreto che sta vivendo gli anni della pensione in Africa, ma il Servizio Segreto di Sua Maestà lo richiama in azione contro il mostro che sta invadendo il Paese. Allan Quatermain (così si chiama nel film) sta per uccidere un nemico ed è costretto a inforcare un paio di occhiali: «Dio, come è brutto invecchiare».

Doubleoseven, come in lingua originale si pronuncia zerozerosette, non può, non deve invecchiare. É vecchio, sì, ma resta Bond, James Bond. L'agente segreto più bello del mondo, l'eterno sex symbol («...dicono che io sia il migliore sex symbol vivente, non ho notizia di sex simboli deceduti, dunque suggerirei prudenza» così disse in occasione di una premiazione), l'uomo che ha distrutto nemici e cuori in ogni parte del mondo, ha già dovuto pagare il conto, sul set cinematografico, con quei due maledetti di Brian De Palma e di David Mamet che nel film «The Untouchables», sarebbe gli Incorruttibili da noi malamente tradotto ne «Gli Intoccabili», lo fanno ferire a morte.

Sir Sean Connery ha dovuto assistere, negli anni, al cambio degli specchi, al giro degli eredi, tutti diversi, simili e mai uguali, lontani dall'originale e, in ultimo, alle esibizioni virtuali ultratecnologiche di Iron face Daniel Craig. Gli inglesi sono stati acidi e perfidi, per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici dello scorso anno, da offrire all'ultimo 007, appunto mister Craig, l'onore di recitare il corto a fianco di Elisabetta la regina, di entrare nel palazzo di Buckingham e di volare su Londra, negando questo onore dovuto a sir Sean Connery, scozzese, padre di tutti gli agenti segreti della storia.
Il falso scoop tedesco della Bild am Sonntag, con le parole attribuite a Michael Caine sulla malattia senile del suo sodale, sono un colpo al cuore e alla testa, anche se smentite, rese ridicole, respinte al mittente. Diventano un giallo, si trasformano in un mistero cattivo. Sean Connery venti anni orsono fu costretto a ricorrere ad una serie di radioterapie per un cancro alla gola (lo stesso male che si portò via suo padre a 67 anni) e ha scelto di abbandonare le scene dopo il film sulla «Leggenda degli uomini straordinari». Ha rifiutato parti patetiche, ruoli di margine, copioni che avrebbero mandato in frantumi lo specchio e, insieme, l'immagine unica, esclusiva della sua carriera, maestosa.

Un giorno, non tanto tempo fa, a bordo di un taxi lungo le strade di Fountainbridge, il luogo della sua nascita ai bordi di Edimburgo, sir Sean continuava ad indicare ed elencare ogni angolo, ogni via, ogni sottoscala con un nome e un ricordo particolari.

Il taxista, incuriosito, gli chiese il motivo, Connery rispose, con il timbro profondo della sua voce: «Da giovane io distribuivo il latte in questi quartieri». Senza nemmeno voltarsi, l'autista mise la freccia a sinistra e replicò: «E adesso che cosa fa?». Sir Sean Connery tre giorni fa ha compiuto ottantatre anni. Dio salvi non soltanto la Regina.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica