RomaSe la scelta è stata maturata da tempo, certamente non è stato un tempo molto lungo. Ad agosto, ovvero quattro mesi fa, del futuro alleato Pier Ferdinando Casini, Mario Mauro diceva: «Se Casini si allea con Vendola chiederò immediatamente al Ppe di valutare l'espulsione dell'Udc». Mario Mauro, capogruppo del Pdl al Parlamento europeo. Uno degli uomini più fedeli a Silvio Berlusconi fino a poche settimane fa. Fino alla decisione finale di stare con Mario Monti e il centro, lasciando il Pdl. Talmente fedele che fu Mauro a indirizzare, con Roberto Formigoni e altri esponenti dell'area Cl nel partito, una lettera aperta ai cattolici italiani per chiedere di sospendere i giudizi sul Cavaliere, all'inizio dell'inchiesta Ruby. Ad agosto, dunque, la candidatura di Monti era ancora nelle nuvole, Bersani e Casini flirtavano, e Bersani a sua volta si era già avvicinato al Sel di Vendola. In un'intervista all'Avvenire, l'europarlamentare propose la più grave delle sanzioni: espulsione dei centristi. «Sono pronto a formalizzare la richiesta ai vertici del Ppe - annunciava Mauro - A scrivere a Martens e a Barroso. Io ancora voglio capire, ancora non ci voglio credere: Pier non può fare questa pazzia, non può stringere un patto con la forza più anti europeista oggi in Italia. Poi, se sarà così, verrà aperto il problema politico e il Ppe dovrà pronunciarsi». A proposito di fedeltà, il partito l'aveva ampiamente ricambiata a Mauro, candidandolo alla presidenza del Parlamento europeo. L'ascesa non riuscì, ma l'eurodeputato pugliese veniva comunque da cinque anni di vicepresidenza.
L'ironia della vita vuole che, oltre a diventare coinquilino di Casini nella lista e nell'agenda Monti, Mauro lo sarà anche di Gianfranco Fini. Ai tempi del divorzio del presidente della Camera da Berlusconi, l'esponente di punta del Pdl a Strasburgo scriveva in un intervento su sussidiario.net: «Guardate bene ai pericoli delle correnti organizzate in seno al partito. Si comincia con le divisioni ideologiche, si prosegue con quelle personali e si arriva alla frantumazione del partito. L'ammonimento che nel secolo scorso Don Luigi Sturzo faceva in seno al nascente Partito popolare italiano risulta più che mai attuale». Mauro lanciava quindi un appello al partito a resistere a ogni operazione di divisione: «La forza del Popolo della libertà deve essere la sua unità. Noi sentiamo e percepiamo l'esperienza dell'unità come il valore più grande... È quel fattore che ci permette di essere credibili rispetto al nostro Paese, rispetto al popolo, rispetto al mondo intero».
Stare con Monti significa essere nel partito degli europeisti più convinti. Ma in questi anni il capogruppo berlusconiano ha mosso più d'una critica alla Ue, le più aspre contro la politica nei riguardi delle fasce più povere. Di recente Mauro ha guidato la protesta parlamentare a Strasburgo contro i tagli degli aiuti: «Troviamo ottime ragioni per difendere le banche - il suo attacco - per evitare che si scateni il panico e che cresca la sfiducia nei confronti del credito della piccola impresa, ma è incomprensibile che allo stesso tempo non aiutiamo chi muore di fame nell'Unione europea». E non sono state poche le occasioni in cui il cattolico Mauro ha preso posizioni dure contro l'Europa per la mancata condanna netta dei massacri dei cristiani nel mondo.
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