Cronache

Quante crudeltà per mettersi in borsa un cane bonsai

Rimpicciolire le razze causa gravissime patologie agli animali. Ma quello che conta è imitare Paris Hilton...

Quante crudeltà per mettersi in borsa un cane bonsai

Li chiamano cani da zainetto, perché i giovani studenti amano portarseli dappertutto, anche a scuola, tra l'antologia e il testo di matematica. E più sono piccoli maggiore è il !«figurone» che s'intenderebbe fare con gli amici. Sono diventati una moda che trova la solita origine nelle star di Hollywood, anche se è necessario chiarire che, quella dei piccoli cani da compagnia, è una storia antica, tanto che le nobildonne francesi, spagnole e italiane amavano circondarsi di quelli che allora venivano chiamati chien de poche (cani da tasca) perché riuscivano a trasportarli nelle tasche e, i più minuscoli e apprezzati, nei polsini dei larghi vestiti. Non è difficile vedere nei dipinti che vanno dal Medioevo al Rinascimento, dall'Ottocento fino ai primi del Novecento, la nobiltà seduta a conversare nei salotti aristocratici con in grembo piccoli cani bianchi e con il manto fluente: si tratta per lo più di esemplari appartenenti alle razze Maltese e Bolognese, selezionati appositamente per le donne di sangue blu, che trovavano molto agevole circondarsi di queste piccole creature facili da gestire in ogni condizione, viaggi compresi.

La moda di quelli che gli americani chiamano ora teacup dogs (tazza da tè) ha dunque una storia antica, ma possiamo affermare con certezza che c'è una condizione sociale che ne ha esaltato l'imporsi sul «mercato» delle razze canine. Si tratta della necessità di piccoli appartamenti, in confronto alle grandi case di una volta, magari situate nelle campagne dove non mancavano pezzi di terra e spazi aperti. Lì naturalmente faceva molto più comodo un grosso cane da guardia che non un lezioso Bolognese, ben pettinato e profumato. Miniappartamenti e monolocali sono, soprattutto per i giovani, un'esigenza che deve combinare con le loro scarse possibilità economiche. Da qui la fortuna, a livello mondiale, del gatto, e quella, per chi non vuole rinunciare al cane, dei cani da zainetto, sui quali gli allevatori sono pesantemente intervenuti, negli ultimi decenni, fino a farne dei veri e propri scherzi di natura solo per andare incontro alle esigenze della moda (che poi vuol dire business). Si sono selezionati cani di taglia sempre più piccola, partendo da razze già piccole di per sé. Oggi il barboncino non deve neanche essere «nano», deve assolutamente essere «toy» (ancora più piccolo del nano) se no, non lo vuole nessuno. Il Chihuahua, classica razza teacu, deve entrare nella tasca della giacca e possibilmente assomigliare a Tinkerbell, il cane che Paris Hilton si porta in viaggio per tutto il mondo, con i suoi guinzagli tempestati di pietre preziose e i suoi vestiti in tono con quelli della ricca ereditiera.

La miniaturizzazione delle razze canine ha provocato danni gravissimi alla loro salute. Un esempio frequente è la siringomielia, una grave affezione che colpisce i piccolissimi Cavalier King Charles, le cui ossa non sono più proporzionate alla massa del sistema nervoso centrale. Si pensi poi a quando si devono fare prelievi di sangue, anestesie o interventi chirurgici a cani che arrivano sì e no al peso di un chilogrammo. Un vero incubo per il veterinario che si trova a lavorare nel campo della microchirurgia, spesso con il microscopio operatorio e con attrezzature adatte ad animali che pesano un terzo rispetto a un neonato (umano). L'importante però è portarsi a scuola il Chihuahua dentro lo zainetto, povera creatura che spesso diventa lo zimbello dei compagni di classe.

Un vero affronto per un discendente degli Aztechi, da loro venerato.

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