Quei Patrioti del Nord che sfidano il governo

Sono imprenditori, artigiani e intellettuali di area Pdl. L’obiettivo: "Rilanciare il Paese partendo dalle imprese"

Quei Patrioti del Nord  che sfidano il governo

Qualcosa si muove nel Pdl, anzi qualcuno, e non è soltanto Silvio Berlusconi che riprende il rapporto con il capo dello Stato, o il segretario Angelino Alfano che gira tra le città in campagna elettorale. È un movimento più vasto, che dalle grandi regioni del Nord Italia si sta estendendo in Emilia Romagna e Toscana; una rete di amministratori locali, imprenditori, artigiani, intellettuali, docenti universitari, tutti sotto i 40 anni, che avrebbero l’ambizione di diventare i pronipoti di quei «liberi e forti» cui fecero appello don Sturzo e De Gasperi.

E infatti si sono battezzati «Patrioti». «Vogliamo liberare l’Italia dalla dittatura della grande finanza internazionale», spiega Vittorio Pesato, consigliere regionale lombardo e uno dei leader del movimento.
Ieri i Patrioti erano a Vicenza, una delle capitali del Nord Est produttivo, epicentro di un miracolo economico che oggi è un ricordo lontano. Oggi nel Veneto si contano i fallimenti e i suicidi tra gli imprenditori. Proprio qui è stata lanciata una sfida in nome di quel pensiero liberale che fu all’origine di Forza Italia ma non ne costituisce più l’ossatura. «Patrioti per una nuova impresa italiana», era il titolo del raduno. «Noi vogliamo rappresentare le forze del lavoro e dell’impresa, non quelle delle caste e della conservazione», dice Pesato. E il Pdl deve fare una scelta precisa: «Porre la questione settentrionale come la più importante in questo momento, più della legge elettorale o dell’eventuale accordo con i centristi».

È un movimento che nasce fuori dagli apparati. Sul sito internet www.posizione.org si definiscono «i Patrioti del nuovo millennio, liberali, sociali, popolari, libertari, identitari»: c’è un po’ di tutto, tranne lo statalismo e l’impostazione che Mario Monti ha dato al proprio esecutivo. Non a caso si sono costituiti nel novembre 2011 a Milano proprio mentre il tecnogoverno vedeva la luce. Quasi sapessero che nelle settimane a venire sarebbero arrivate soltanto tasse e recessione senza tagli alla spesa dello Stato.
Oltre che al pareggio dei bilanci, questo magma pidiellino guarda alle famiglie, a chi lavora o fa impresa, «il tessuto sano e vivo dell’Italia». «Monti ci vuole fare morire sani», dice Pesato. È una battuta amara. «Perché noi vogliamo vivere, magari percorrendo strade più lunghe e difficili, ma senza compromettere il motore produttivo del Paese. La strategia di tasse e sacrifici è mortificante. L’impresa è il luogo d’incontro tra capitale e lavoro, la sintesi delle capacità creative e produttive dell’Italia. La tutela dell’impresa dev’essere l’obiettivo prioritario del Pdl e di chi governa il Paese. Il risultato delle elezioni francesi dimostra che la via del rigore perseguita dall’asse Merkel-Sarkozy-Monti non rappresenta il rimedio alla crisi».

Voglia di libertà, di non soggiacere al centralismo, di spazzare via la cappa imposta dallo stato di polizia fiscale. Voglia di mettere il Pdl di fronte all’alternativa netta se continuare nell’appoggio indiscriminato alle politiche recessive di Monti oppure rilanciare il settore produttivo. Per questo la «questione settentrionale» diventa decisiva, «il vero nodo della sopravvivenza e del rilancio dell’economia». A Vicenza sono state presentate dieci proposte. Alcune immediatamente fattibili, altre più difficili da realizzare subito.

Che cosa chiedono i Patrioti? Un nuovo concordato fiscale, in modo da modulare le sanzioni sulle imposte non versate e destinare fondi allo sviluppo senza nuove tasse. Separazione tra banche di credito e banche finanziarie. Taglio secco alla spesa pubblica e alla burocrazia per recuperare risorse a favore delle imprese. Una legge finanziaria per lo sviluppo separata da quella che amministra il bilancio dello Stato. Un tetto di spesa alle pensioni pubbliche di anzianità. Una profonda rivisitazione dei trattati europei che preveda «il ruolo primario dei popoli e non della Banca centrale di Francoforte», e qualche ritocchino anche alla nostra Costituzione in senso presidenziale.

Radicale trasformazione dei partiti: riconoscimento giuridico, abbandono del finanziamento pubblico, elenco pubblico dei contributori, preferenze sulle schede elettorali.

Insomma, un ritorno alle origini liberali del centrodestra. Con provocazione finale: «Alfano dovrebbe promuovere un vertice tra tutte le forze politiche democratiche europee. L’interesse dei popoli contro quello della finanza speculativa». E la Merkel? «Non invitata».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica