Rubrica Cucù

La quiete dopo le pernacchie

L'essenza del grillismo, il manifesto ideologico del movimento, si riassume in un gesto zen: la pernacchia

Da tre giorni continuate a chiedervi come mai il Movimento di Grillo ha avuto quel crollo. Io sono fermo alla domanda precedente e ancora mi chiedo come ha potuto avere tre mesi fa così tanti voti. Certo, eravamo infuriati e depressi, non volevamo più sentir parlare di politici ma neanche di tecnici e così, anziché sporcare la scheda con scritte oscene, si preferì buttarla sul Grillo. Ma voleva essere un avvertimento e non una scelta politica. L'essenza del grillismo, il manifesto ideologico del movimento, si riassume in un gesto zen: la pernacchia. Il voto a 5stelle era un modo per spernacchiare il potere ed esprimere con una rumorosa, liberatoria pernacchia tutta la propria rabbia, il proprio disagio. Ma cum pernacchie non si mantengono li stati, avrebbe detto Machiavelli; non si governa e non si fa nemmeno politica. Solo Bersani pensava che davvero i grillini potessero diventare il perno di un governo mentre ne erano solo la pernacchia.
Dicono che l'errore grillino sia stato quello di dire no a un governo di cambiamento con Bersani. Se l'avesse fatto, avrebbe perso l'altra metà degli elettori, magari salvando la prima. Perché il grillismo è un gesto che precede la politica e ogni tentativo di far seguire la politica scontenta almeno la metà del popolo ingrillito. Ricordo le gare infantili al sud a chi faceva la pernacchia più lunga (che nei più grevi si tramutava nel rutto più lungo). Per quanto sia il virtuosismo della durata, il fiato poi finisce.

E non resta niente, nemmeno gli schizzi di saliva agli astanti.

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