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Rai, il fronte dello sciopero perde pezzi: si defila pure l'Usigrai

Cgil, Uil e le altre sigle minori insistono sulla linea dello scontro

Rai, il fronte dello sciopero perde pezzi: si defila pure l'Usigrai

Il fronte dello sciopero perde un altro pezzo. Dopo la decisione della Cisl di defilarsi, anche l’Usigrai va verso la sospensione dell'agitazione dell'11 giugno. Sebbene la linea sarà comunicata ufficialmente domani, le votazioni delle assemblee delle redazioni nazionali e regionali hanno già dettato una linea inequivocabile. Il Tg1, il Tg3, Rainews e Raisport, per esempio, hanno votato all’unanimità per lo stop, mentre il Tg2 si è espresso a larga maggioranza. Resta comunque intatto il mandato all’esecutivo di proclamare lo sciopero in futuro.

Cgil, Uil e le altre sigle minori non solo insistono sulla linea dello scontro, ma allargano addirittura la protesta alle troupe del comparto cineaudiovisivo: "L'11 giugno a scioperare non saranno i ’mezzibusti sediziosì - precisano - ma coloro che da sempre e prima di tutti hanno denunciato sprechi e privilegi perchè non è assolutamente l’idea di fare la nostra parte che ci preoccupa". Le sigle criticano, quindi, "la definizione di illegittimità dello sciopero" dopo lo stop del Garante all’agitazione, per la presenza di un altro sciopero il 19 giugno, indetto dalla sigla Usb. "La violazione dell’intervallo - spiegano - può essere valutata solo dopo l’agitazione" e sussiste solo in caso di alta adesione ad entrambe le proteste.

Ora che il fronte è spaccato ci si interroga sull’adesione e sugli effetti che la protesta avrà sulla programmazione della televisione pubblica. "Una parte del mondo sindacale e una parte del mondo politico sono totalmente fuori sintonia rispetto al Paese - afferma il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli - vorrei chiedere all’Usigrai se abbiano idea di quanto è accaduto in questi anni in tutte le testate, in tutte le redazioni e in ogni azienda editoriale italiana". "Il sottosegretario tenta in tutti i modi di trascinarci in una polemica sterile - replica il sindacato - per noi contano i fatti: quindi attendiamo l’annuncio da parte del governo della calendarizzazione in aula di disegni di legge per la riforma". Giacomelli ribadisce che la riforma è in cantiere, si cambieranno modalità di scelta e ruolo dei vertici, in autunno arriveranno le proposte sul canone e occorre cambiare il modello informativo, riducendo le testate.

Oggi, in consiglio di amministrazione, non si è parlato del piano di spending review da 150 milioni di euro deciso dall’esecutivo. La riunione è, infatti, stata dedicata all’esame dei palinsesti di Rai1 per la prossima stagione. Quelli delle altre reti saranno illustrati la prossima settimana. A tenere banco è soprattutto la trattativa con Giovanni Floris che ha il contratto in scadenza e vorrebbe fare qualcosa in più rispetto a Ballarò. Il rischio per il conduttore è che, come avvenuto nel recente passato, il contratto venga limato al ribasso del 10-20% e sono spuntate voci, secondo alcuni messe in giro ad arte, di un interessamento di Mediaset.

La proposta del direttore di Rai3, Andrea Vianello, è, per il momento, un allungamento fino a mezzanotte del programma.

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