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Rampolli della Roma bene trasformati in schiavi sgominata banda di bulli

Da anni terrorizzavano i coetanei costringendoli a rubare nelle case dei genitori. Realizzati video dei pestaggi. Arrestati un maggiorenne italiano e 5 minorenni stranieri

Rampolli della Roma bene trasformati in schiavi sgominata banda di bulli

Minacciavano e picchiavano chi non dava loro soldi, smartphone, profumi, braccialetti d'oro, scarpe, giubbotti, cinture e altri oggetti griffati. Sono sei i ragazzi, un maggiorenne italiano e cinque minorenni figli di stranieri, presi dai carabinieri: bulli "spietati e violenti" che, per anni, hanno terrorizzato i rampolli della "Roma bene".

I bulli avevano reso "schiavi" alcuni ragazzini della Roma bene. Continue minacce e ripetute violenze per costringerli a rubare nelle case dei loro stessi genitori. I carabinieri della stazione di piazza Bologna hanno notificato sei provvedimenti cautelari alla gang di teppisti che, per diversi anni, hanno terrorizzato i coetanei. Attraverso minacce anche su Facebook, i bulli avevano ridotto le loro vittime in una condizione di completa sudditanza. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, la banda di sei ragazzini minacciava e pestava chi non dava loro i soldi: chiedevano dai 100 ai 300 euro, pretendevano che venissero consegnati loro smartphone, profumi, braccialetti e collanine d'oro, scarpe, giubbotti, cinture e chiedevano qualsiasi oggetto griffato o, comunque, di valore. Su minaccia dei bulli un ragazzino è addirittura arrivato a rubare due braccialetti dalla cassaforte che i genitori avevano in casa.

Le vittime si comportavano come veri e propri servi tanto da arrivare a eseguire qualsiasi tipo di ordine: accompagnavano i bulli dove e quando volevano, compravano loro da bere e da mangiare per soddisfare i loro bisogni. E ancora: i bulli umiliavano le loro coetanei assoggettandoli a subire "violenze fisiche e psicologiche, ingiurie, soprusi e vessazioni di ogni tipo nel timore di poter subire ancora più gravi conseguenze". In più occasioni i bulli hanno realizzato video dei pestaggi durante i quali le vittime erano costrette ad affermare che non valevano nulla.

Questi comportamenti hanno prodotto una condizione di soggezione talmente profonda da protrarsi per anni, interrotta solo dalla decisione di presentare denuncia ai carabinieri.

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