La regia del Colle e lo stop alla stangata sull'auto

La normativa è stata stralciata e rinviata luglio inoltrato. Allora sarà più facile fare passare provvedimenti con aumenti di tasse

La regia del Colle e lo stop alla stangata sull'auto

Roma - Al Consiglio dei ministri di mercoledì non c'era Corradino Mineo come in commissione Affari costituzionali. In compenso qualche freno Matteo Renzi lo ha subito anche lì, ma in questo caso non ha potuto farci niente, visto che a rallentare la marcia sono stati i suoi ministri e anche il Quirinale. Non è andato tutto secondo i piani su vari fronti. Il pacchetto principale, quello sulla Pa, è andato avanti senza problemi, grazie al ministro Marianna Madia, fedelissima e in linea con il premier.
Meno bene il pacchetto auto del ministro Maurizio Lupi. Tutta la normativa è stata stralciata all'ultimo momento, rinviata forse già al prossimo Consiglio dei ministri. Oppure, ancora meglio, a luglio inoltrato, quando è più facile fare passare provvedimenti con aumenti di tasse.
Dall'ipotesi iniziale, che voleva agevolare le compravendite anche dell'usato con l'abolizione totale dell'imposta provinciale di trascrizione, spalmando la copertura su un aumento generalizzato del bollo auto, nelle ultime bozze si era passati alla trasformazione di una tassa regionale sulle compravendite delle auto nuove. Con un mini aumento del bollo per il solo 2015 al 12%. Ipotesi «infondata», assicuravano fonti del ministero. In realtà nelle bozze c'era.
Il pacchetto è saltato per ragioni tecniche e politiche. Tra le prime, i dubbi sulla ricetta, compresa la creazione di un archivio unico, Motorizzazione e Pra. Comporta un risparmio minimo per gli automobilisti, intorno ai 10 euro, e pochi vantaggi in termini di risparmi, secondo le tesi dei critici. Poi il riordino delle imposte. Spostare la tassazione dalle province alle regioni non risolve. Nemmeno se si abolisce il superbollo, commentava ieri Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera e autore di una proposta di legge bipartisan che, a questo punto, spera prevalga su quella del governo. Prevede l'abolizione del bollo auto per tre anni per le nuove immatricolazioni, e dopo il triennio, pagamento in base alle emissioni, abolizione Ipt e sgravi per le auto aziendali. «È l'unica proposta veramente pro contribuenti», spiega.
Per il momento Lupi studia altre modifiche. Un pacchetto complessivo, senza l'aumento del bollo, ma una riforma di tutta la tassazione, coinvolgendo anche le auto storiche. Bocche cucine sul come. Ma i numeri parlano chiaro: potrebbe arrivare una stangata. Le auto con più di venti anni in circolazione in Italia sono ormai più di quattro milioni e c'è stato un boom di iscrizioni al registro storico. Troppi per dare sgravi a tutti. Altra ipotesi riprende in parte quella Capezzone, cioè tasse sulla base delle emissioni inquinanti. Più si inquina, più si paga. Insomma, qualcuno dovrà coprire l'alleggerimento del peso fiscale sulle compravendite.
Ma il vero intoppo è stato appunto di natura politica. Il premier avrebbe visto di buon occhio un decreto omnibus. Un unico provvedimento per dare il segno di una strategia complessiva che comprende economia, tasse, riforma della Pa e rilancio dell'economia incentivando l'acquisto di auto. Anche a costo di mettere nella legge l'aumento di una delle tasse più impopolari, cioè il bollo.
Contrario, il ministro Maurizio Lupi. Intanto perché nel pacchetto auto erano spuntate cose che non venivano dal suo dicastero.

Poi perché il ministro Ncd si è fatto interprete del presidente della Repubblica, contrario - come del resto la Corte Costituzionale - all'adozione di leggi omnibus.
Ma non c'è solo l'auto. Un intervento diretto del Quirinale ha sventato l'accorpamento della Polizia penitenziaria e della Guardia Forestale. In questo caso il premier ha obbedito, eliminando del tutto il progetto.

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