Renzi non ha i soldi per saldare i debiti con i grandi sponsor

Chi lo ha spinto a Palazzo Chigi ora chiede il conto: Confindustria per la riduzione Irap, i sindacati per abbassare l'Irpef ai lavoratori

Renzi non ha i soldi per saldare i debiti con i grandi sponsor

«Tanti di quelli che lo volevano lì, si sono già pentiti», commenta un imprenditore. Mal di pancia della piccola impresa, del commercio e di tutti quelli che si sentono esclusi dalla prima cura choc di Matteo Renzi. Sono consapevoli che il presidente del consiglio ha per il momento altre gatte da pelare. Ad esempio accontentare con i margini ristrettissimi che gli dà il suo ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sia Confindustria sia il sindacato, in particolare la Cgil. I due grandi sponsor della sua ascesa a Palazzo Chigi che in questi giorni sembravano avergli voltato le spalle. Uniti nel mandare a casa il governo Letta, ma divisi nella partita del cuneo fiscale: il sindacato per un taglio dell'Irpef a favore dei lavoratori e gli industriali per una riduzione dell'Irap.

La posizione ufficiale del governo resta quella di concentrare tutti gli sgravi - 10 miliardi di euro - su una sola misura, in modo da evitare di disperdere preziose risorse. Ieri il quotidiano La Repubblica dava per certa la scelta a favore di un taglio dell'Irpef sulle buste paga dei lavoratori sotto i 25mila euro. Un bonus da 80 euro al mese per i redditi degli italiani e niente per le imprese. Il governo ha ufficiosamente smentito derubricando la notizia a «una delle ipotesi in campo». Ed effettivamente fino a ieri sera le ipotesi restavano tutte in campo. Quella pro tagli all'Irpef (anche modulati in modo diverso), un taglio netto all'Imposta regionale sulle attività produttive per 10 miliardi, quindi del 30%.

Ma anche l'ipotesi di un mix. Nonostante il premier non la ami - rischia di essere, oltre che di scarso impatto economico, un mezzo flop dal punto di vista dell' immagine - in questi giorni il ministero dell'Economia ha lavorato proprio a questo.

In sintesi, si pensa di mettere in campo poco più dei dieci miliardi preventivati, magari 15, ma spalmando sul tempo gli sgravi fiscali, che a questo punto potrebbero riguardare sia i redditi sia le imprese. Ad esempio, 5 miliardi di sgravi in luglio e altri 5 il primo gennaio e altri nei successivi mesi dell'anno. I tagli Irap e Irpef diventerebbero effettivi a rate.

Ipotesi, per il momento. Il premier Renzi si sta riservando il colpo di immagine, ma forse già questa sera a Che tempo che fa di Fabio Fazio, potrebbe dare qualche dettaglio in più.

I sindacati ieri hanno incassato le indiscrezioni sul taglio Irpef come una vittoria. «Sono molto contento. È la nostra proposta per sostenere i consumi delle famiglie più povere ». Soddisfatta la leader della Cgil Susanna Camusso, che in questi giorni aveva riservato stilettate velenose al nuovo premier. Giusto il taglio Irpef: «Soprattutto se fosse diretto ai lavoratori e ai pensionati». Pensionati che - proprio a detta della Cgil sembrano apprezzare Renzi. Il 38% ripone molta fiducia nel nuovo esecutivo e il 35% ne ha abbastanza mentre il 26% ne ha poca o nessuna, secondo un'analisi dello Spi-Cgil con Ipsos.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi non ha commentato, ma si è augurato che «tutto quello» su cui il premier Renzi «fa dichiarazioni venga convertito in fatti nei tempi più brevi possibili». Gli industriali, che ufficialmente tifano per il taglio di un terzo dell'Irap (imposta che le aziende ritengono la più ingiusta perché penalizza chi assume) accetterebbero anche un mix di sgravi. Confcommercio ieri ha sposato ufficialmente questa posizione.

Se viale dell'Astronomia non ha replicato polemicamente anche perché

mercoledì il governo non presenterà un disegno di legge né tantomeno un decreto. Al massimo un piano scritto migliorabile. Per conoscere la vera ricetta del governo per rilanciare l'economia, insomma, ci sarà da aspettare.

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