Politica

A Renzi piace vincere facile. Nardella "stravince" ma non convince

Nel feudo renziano vittoria scontata per il paggetto di Matteo alle primarie farsa contro avversari semisconosciuti e debolissimi

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non è più formalmente sindaco di Firenze: il Consiglio comunale ha, infatti, votato l'ultima delibera dell'iter sulla decadenza dalla carica di primo cittadino. A traghettare il Comune verso le elezioni, già previste, del 25 maggio sarà Dario Nardella, vicesindaco e da oggi anche reggente. Nardella, tra l'altro, ha vinto ieri le primarie fiorentine per la scelta del candidato a sindaco, conquistando poco meno dell'83% dei voti. Bassa l'affluenza, però, con 11.530 votanti, ma precisa l'attuale vicesindaco "in linea con le primarie del Parlamento".

Una cifra ben lontana comunque dal primo risultato che lo stesso Nardella aveva indicato per evitare che il voto fosse "una delusione", 15mila votanti. Pochi giorni dopo, lo stesso reggente l'aveva abbassato a 10mila. Un'affluenza in linea con le parlamentarie del 2012, ma lontanissima da quella delle combattute primarie 2009 (37mila votanti) e da quelle del congresso 2013 (47mila). Un autentico flop. Eppure Nardella ha dimostrato un grande coraggio. Ce ne vuole tanto, con questi numeri, per commentare il risultato con un "abbiamo stravinto" e per augurarsi "che nessuno più parli di Nardella catapultato".

"Dopo cinque anni lascio la fascia tricolore con il giglio, simbolo di questa città. Lascio la sala di Clemente VII in quel santuario laico che è Palazzo Vecchio. E affido, sicuramente per le prossime settimane, spero anche per i prossimi anni, a Nardella il compito di guidare la nostra meravigliosa Firenze". Inizia così la lettera di saluto indirizzata dal presidente del Consiglio Renzi alla sua Firenze, pubblicata su Twitter. "Sono stati anni incredibili - aggiunge - anni in cui abbiamo provato a cambiare la città per farla restare se stessa: pedonalizzazioni, asili nido, piano strutturale a volumi zero. Abbiamo aperto i musei ai fiorentini, raddoppiato le biblioteche, investito sui teatri. Nonostante i tagli abbiamo aumentato gli investimenti sulle scuole e sul sociale, ma abbiamo dimezzato gli assessori e le partecipate, venduto le auto blu, ridotto gli affitti".

La Sala di Clemente VII, lo spazio storicamente dedicato alle attività dei sindaci in Palazzo Vecchio a Firenze, fino al mese scorso occupato da Matteo Renzi, potrà formalmente essere utilizzata dal vicesindaco Dario Nardella. Con l'avvenuta decadenza di Matteo Renzi dalla carica di primo cittadino per incompatibilità, il cui iter è arrivato in Consiglio a conclusione, Nardella eredita, infatti, ufficialmente il ruolo di reggente e potrebbe, a buon diritto, come ha spiegato il presidente dell'assemblea Eugenio Giani, trasferirsi dal suo ufficio di vicesindaco al prestigioso spazio di cui fu inquilino, tra gli altri, anche Giorgio La Pira.

Proprio parlando di questa possibilità, nelle scorse settimane Renzi scherzando, rivelò di provare "una sofferenza fisica a pensare che Nardella sia ora nella mia stanza" al Comune di Firenze "ribadendo con un sorriso che l'idea gli procurava" un dolore fisico e metafisico. Tuttavia, come ha chiarito lo stesso Nardella in Consiglio comunale, per il momento non userà in via ordinaria la sala di Clemente VII, ma solo per gli incontri ufficiali. Non che in futuro non vorrà farlo: ma il vicesindaco, risultato con le primarie di ieri del Pd il candidato democratico nella corsa alla successione di Renzi alla guida di Palazzo Vecchio, spiega di essere un po' scaramantico: spero di poterla utilizzare definitivamente come stanza di lavoro, ma aspetto il voto del 25 maggio.

La parola sindaco - sorride - potranno assegnarmela solo i fiorentini.

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